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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2012 alle ore 17:35.

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Italia fuori dalla crisi se cresce anche il MezzogiornoItalia fuori dalla crisi se cresce anche il Mezzogiorno

Se il Sud non cresce anche l'Italia non avrà una «crescita solida». Perché mai come oggi il Mezzogiorno più che un «vincolo» deve essere visto come una nuova straordinaria «opportunità», a patto che il Governo agisca «rapidamente» per affermare nel Meridione «uno sviluppo capace di autosostenersi». È quanto invoca con forza il «Manifesto per il Sud nella crescita dell'Italia» che sarà presentato nel pomeriggio a Roma alla Camera dei deputati, alla presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e dei ministri Fabrizio Barca (Coesione territoriale), Corrado Passera (Sviluppo economico) e Francesco Profumo (Istruzione, Università e Ricerca).

I firmatari del manifesto
Il manifesto, sottoscritto da studiosi e da esponenti del mondo economico, dell'associazionismo e delle fondazioni, del Nord e del Sud, è nato da un'iniziativa della Fondazione Mezzogiorno Europa presieduta da Umberto Ranieri e fondata proprio da Giorgio Napolitano nel 2000 e della Fondazione Res guidata da Carla Trigilia. Sono 23 in tutto i firmatari del manifesto. Tra questi ci sono Innocenzo Cipolletta, Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta, Giuseppe Guzzetti, Alberto Meomartini, Ivan Lo Bello, Michele Salvati e Antonio Sellerio.

La centralità dello sviluppo del Sud
L'obiettivo di questo manifesto-appello è, dunque, quello di sottolineare la centralità dello sviluppo del Mezzogiorno per la crescita di tutto il Paese e di avviare un dialogo con il Governo che sostenga scelte rapide, efficaci e innovative. «Nelle regioni meridionali - si legge nel manifesto - vi sono risorse locali sottoutilizzate che riguardano la collocazione logistica, il potenziale di risorse energetiche, il patrimonio culturale e ambientale, le conoscenze scientifiche radicate nelle università, il saper fare diffuso in agricoltura e in attività manifatturiere». Da qui la convinzione che un «uso efficace di questo patrimonio non solo segnerebbe una svolta per il Sud ma farebbe da volano alla crescita anche per il Nord».

Stop all'assistenzialismo e interventi mirati
Il manifesto chiarisce che non si deve più puntare su «trattamenti speciali e privilegi» inseguendo una «generica industrializzazione a suon di incentivi tanto inutili quanto costosi». Piuttosto bisogna orientare le classi dirigenti del Sud a innovarsi nei loro comportamenti con interventi «a sostegno delle città e dei territori che - attraverso una migliore dotazione di beni e servizi collettivi - promuovano la valorizzazione di risorse locali oggi cruciali: dall'agricoltura ai beni culturali e ambientali, dalle conoscenze scientifiche alle specializzazioni manifatturiere di qualità».

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