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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2012 alle ore 17:42.

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I legali dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti nel sud dell'India con l'accusa di omicidio, hanno presentato oggi all'Alta Corte del Kerala una nuova richiesta di libertà dietro cauzione. Lo ha riferito una fonte della delegazione italiana che segue la vicenda dei marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati.

Dopo aver brevemente ascoltato le ragioni degli avvocati dei due fucilieri, il giudice M.K. Balakrishnan ha fissato la prossima udienza a venerdì.

Il tribunale ha inoltre chiesto il coinvolgimento del governo centrale.
I legali avevano già chiesto la scarcerazione in due precedenti occasioni, l'11 e il 19 maggio, a un tribunale di Kollam che sta istruendo il processo a carico dei due marò dopo la formalizzazione delle accuse di omicidio volontario e di altri tre reati da parte della polizia del Kerala.

Entrambe le richieste erano state respinte per ragioni tecniche dovute al fatto che il «chief magistrate» e la «session court» (organo di appello) non erano istanze in grado di imporre o accettare garanzie a un governo straniero.

Di conseguenza, il team legale ha deciso di presentare un ricorso al tribunale di grado superiore che è appunto l'Alta Corte del Kerala situata nella città di Kochi.

Secondo quanto appreso, la libertà provvisoria è stata chiesta in quanto sono scaduti i 90 giorni di carcerazione preventiva e non ci sono quindi ragioni sufficienti per detenere i due militari.

Il ministro degli esteri: il governo indiano non può interferire
Intanto, il ministro degli Esteri, S.M. Krishna, ha ribadito oggi a New Dheli che il governo centrale indiano «non può interferire» con il processo a carico dei due marò detenuti in Kerala accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati.

Krishna ha poi aggiunto che «non ci sono pressioni» da parte dell'Italia a questo proposito: «C'è un procedimento giudiziario in corso - ha dichiarato - e il governo dell'India non può intervenire.

Come confermato dal portavoce ufficiale del governo, Syed Akbaruddin, il ministro ha risposto ad alcune domande dei giornalisti sul braccio di ferro tra Roma e New Delhi e sulle recenti mosse diplomatiche della Farnesina che la scorsa settimana ha convocato l'ambasciatore indiano a Roma Debabrata Saha e richiamato in Italia l'ambasciatore italiano Giacomo Sanfelice per «consultazioni».

Secondo la stampa indiana, il premier italiano Mario Monti avrebbe anche telefonato, una settimana fa, al suo omologo Manmohan Singh per esprimere le preoccupazioni di Roma sui ritardi nel trovare una sistemazione alternativa al carcere di Trivandrum dove Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono rinchiusi da circa tre mesi.
Ma quando i giornalisti gli hanno chiesto se c'erano state pressioni italiane, Krishna ha risposto: «assolutamente no».

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