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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2012 alle ore 07:07.

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A cena con i leader europei, con un pacchetto di proposte da mettere in cantiere per il vertice europeo di fine giugno, e altre da istruire fin d'ora con un timing di realizzazione proiettato più nel medio periodo. Il tutto si incrocia con gli interventi che il Governo sta predisponendo in chiave interna per tentare di invertire un ciclo negativo che ci condanna alla recessione quest'anno e forse anche il prossimo.

All'arrivo al palazzo Justus Lipsius, Mario Monti ha circoscritto così l'ambito della discussione: è una riunione importante, con l'incendio greco che minaccia l'intera Eurozona, ma non vi è da attendersi che ne scaturiscano decisioni immediate. Coniugare rigore e crescita: è la scommessa che il Governo ripropone, come ribadisce da Parigi il vice ministro dell'Economia, Vittorio Grilli. Per l'Italia è fondamentale ritrovare il cammino dello sviluppo, ma attraverso riforme strutturali, non in decifit spending, «senza sperequazioni geografiche, di genere e di età». Quanto al rapporto Ficth, secondo cui gli investitori privati esteri starebbero riducendo la loro esposizione al debito italiano, Grilli replica così: «Non abbiamo questa percezione. C'è grande volatilità. Il mio grado di attenzione verso le agenzie di rating non è massimo. Noi abbiamo una situazione di pareggio strutturale e questa è la cosa fondamentale».

Eurobond e investimenti pubblici restano le proposte forti che Monti sottopone ai partner, nella consapevolezza che occorrerà superare i veti tedeschi. Monti ha illustrato ai partner la sua idea di «una diversa valutazione» delle spese per gli investimenti (in conto capitale) rispetto a quelle correnti. Una riedizione aggiornata della «golden rule». In sostanza - spiegano i collaboratori del premier - si tratta di aprire una riflessione in sede europea su quali investimenti strategici siano effettivamente utili per aumentare il potenziale di crescita dell'Eurozona. Una ricognizione sulla «qualità della spesa», peraltro già prevista in uno dei dispositivi del «Six pack».

Monti ne ha parlato brevemente con il presidente francese François Hollande, prima dell'inizio del vertice. Hollande spinge per gli eurobond, c'è «grande sintonia tra i due» spiegano fonti italiane con prudenza, poiché si tratta di scardinare uno dei bastioni eretti da Angela Merkel a salvaguardia della tenuta del proprio debito pubblico. «La linea del Governo italiano - ribadisce Monti - è che occorra agire per la crescita mantenendo la disciplina di bilancio». Non può essere altrimenti per un Paese con un debito al 123% del Pil, e ancora in faticosa convalescenza, come mostra l'altalenante andamento dello spread tra i nostri Btp e i Bund tedeschi. E tuttavia margini potranno aprirsi, qualora nell'affiancare al fiscal compact un growth compact i leader europei e la Commissione virino verso un'interpretazione meno rigorista del Trattato, offrendo margini aggiuntivi (soprattutto nei tempi) sulla strada che dovrà condurre a una posizione di bilancio strutturalmente collocata almeno allo 0,5% del Pil.

Monti spinge nel frattempo sui project bond finalizzati a specifici e mirati investimenti infrastrutturali. Operazione da affiancare al potenziamento della dotazione finanziaria della Bei (10 miliardi pari a nuovi prestiti per 60 miliardi e investimenti per 180), alla definizione di un nuovo regolamento europeo sul venture capital, così da attrarre capitali privati per gli investimenti. Poi occorre lavorare al completamento del mercato interno nel settore dei servizi, e alla revisione di parte della "mission" del bilancio comunitario e dei fondi strutturali in direzione della crescita. Sul tavolo anche l'ulteriore proposta italiana di avviare una discussione in sede collegiale per un diverso regime contabile dei crediti commerciali della Pa.

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