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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2012 alle ore 20:56.

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Risponde direttamente al Papa e ha un patrimonio di 5 miliardi di euro l'Istituto per le opere di religione, meglio noto come Ior, fino ad oggi guidato dal banchiere Ettore Gotti Tedeschi, subentrato nel settembre 2009 all'ex presidente Angelo Caloia.

La fondazione nel 1942: lo statuto
Fondato da Pio XII nel 1942, al posto della amministrazione creata da Leone XIII nel 1887, l'Istituto per le opere di religione (Ior) ha per scopo statutario quello di «provvedere alla custodia e all'amministrazione di beni mobili e immobili trasferiti o affidati allo Ior medesimo da persone fisiche o giuridiche e destinati a opere di religione e carita», ma «può accettare depositi di beni da parte di enti e persone della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano».

Formalmente lo Ior non fa parte della Santa Sede, anche se la sua sede è nella Città del Vaticano ed è stato creato con un chirografo (documento autografo) papale. La distinzione è sottile, ma reale, nel senso che i fondi in esso depositati non sono della Santa Sede, esso ha bilanci propri ed una sua amministrazione. Un'identità complessa sul quale si è a lungo concentrato l'interesse di magistrati e non solo, in seguito alla vicenda Calvi-Ambrosiano.

Consiglio di vigilanza
Nel 1989 Giovanni Paolo II, proprio dopo le vicende Ambrosiano, modificò lo statuto della «banca vaticana», in modo da affidarne il controllo ad un «Consiglio di vigilanza» di cinque cardinali, che veglia su un Consiglio di sovrintendenza composto di cinque laici ed un direttore generale, che rispondono direttamente al Papa.

Il 23 febbraio del 2008 papa Ratzinger ha rinnovato la commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior, dopo aver nominato al suo vertice il suo più stretto collaboratore, il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, al posto del suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano.

Nella commissione, incaricata di vigilare «sulla fedeltà dell'Istituto alle norme statutarie secondo le modalità previste dallo Statuto», siedono tuttora i cardinali Attilio Nicora (presidente dell'Autorità di informazione finanziaria), Jean-Louis Tauran (presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso), Telesphore Placidus Toppo (arcivescovo di Ranchi) e Odilo Pedro Scherer (arcivescovo di San Paolo).
Responsabile dell'amministrazione e della gestione dello Ior, nonché della vigilanza e supervisione delle sue attività sul piano finanziario, economico e operativo, è il Consiglio di sovrintendenza, nominato dalla Commissione cardinalizia e composto da cinque membri laici di riconosciuta competenza. Il Presidente di questo Consiglio ha la rappresentanza legale dell'Istituto. Con l'uscita di Gotti Tedeschi restano il vice presidente Ronaldo Hermann Schmitz e Antonio Maria Marocco, Manuel Soto Serrano e Carl Albert Anderson.

Chi può aprire un conto allo Ior
I titolari di depositi Ior sono 33mila, in gran parte europei. Due su tre provengono dall'Italia, poi ci sono Polonia, Francia, Spagna, Germania, mentre 2.700 sono fondi di congregazioni africane e dell'America del Sud. I dati, trapelati da un documento ufficiale trasmesso alla Moneyval committee - l'organismo del Consiglio d'Europa - che sta verificando gli enti del Vaticano per decidere se ammetterlo o no nella «white list» dei paesi virtuosi.
Per aprire un conto allo Ior si deve essere un religioso o una suora, un nunzio o un dipendente (anche pensionato) della Città del Vaticano, un diplomatico presso la Santa Sede o un membro della «famiglià del Pontefice, chi cioè ha ricevuto onorificenze pontificie. Circa metà dei depositi, 15 mila, sono intestati a sacerdoti, oltre 1.600 a vescovi e la maggioranza dei cardinali (circa 210) è cliente. Vietati i conti cifrati, i prestanome e la co-intestazione.
Papa Ratzinger non ha un conto personale. L'aveva come cardinale, ma il pontefice deve rinunciare ai beni terreni e quindi anche al conto corrente. Del patrimonio complessivo, circa l'80%, rivela il documento Moneyval, è riferibile a fondazioni, ordini religiosi, conferenze episcopali, collegi e monasteri sparsi in mezzo mondo.
Il bilancio e tutti i movimenti che vengono fatti dall'Istituto sono noti solo ed esclusivamente al Papa, al collegio dei cardinali che lo gestiscono, al Prelato dell'istituto, al Consiglio di sovrintendenza, alla Direzione generale ed ai revisori dei conti.

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