Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2012 alle ore 16:56.

My24

Il primo politico con le stellette da generale a fare i complimenti al caporale della rivoluzione grillina Federico Pizzarotti è stato il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini. 48 ore dopo un suo luogotenente, Pierluigi Mantini, riesce a far passare il cavallo di Troia in Parlamento e a mettere nel sacco, almeno un po', il Movimento5 Stelle. La trovata degna del migliore Ulisse è semplicissima ed, esattamente come l'epica macchina da guerra, ricompone tutte le fazioni politiche: l'erogazione dei rimborsi elettorali ai partiti è condizionata dall'esistenza di uno Statuto del partito che ne fa richiesta.

Essendo un non partito, il Movimento 5 Stelle, non potrà dunque farne richiesta. Un mezzo plebiscito per l'emendamento (che rientra nella Legge sulla riforma dei partiti attualmente in discussione) che ottiene 342 sì 54 no e 104 astensioni.

Guai mai che Beppe Grillo, il cui non partito, pare poter sopravvivere d'aria e d'amore, o insomma delle volontarie donazioni dei simpatizzanti non iscritti al non partito, si lasci impressionare dal fante casiniano. Poche ore fa sul suo blog tenta di imbrigliare il cavallo nemico: "Il Movimento 5 Stelle ha rifiutato in passato il rimborso elettorale di un milione e settecentomila euro per le regionali e rinuncerà ai rimborsi per le prossime politiche, che potrebbero superare i 100 milioni di euro e più con le attuali previsioni di voto". Piccato, Grillo. Perché in verità tutta questa storia dei rimborsi elettorali che il non partito non prende ogni tanto si prende qualche svarione. L'ultimo in ordine di tempo lo denuncia Franco Bechis su Libero facendo in conti in tasca al Movimento in Emilia Romagna, e precisamente, snocciolando numeri circa il rimborso da 193.14,11 euro risalente all'elezione in Consiglio regionale dei due grillini Giovanni Favia e Andrea Defranceschi (nebulosa elezione quest'ultima). Bechis precisa anche che questo denaro è piovuto al Movimento 5 Stelle come contributo ai gruppi consiliari, seguendo però una logica affatto diversa da quella dei rimborsi elettorali, tanto vituperati da Grillo e dai suoi.

Spulciando le carte si scopre così che, circa la metà dei soldi è stata usata per pagare il personale aggiunto al gruppo. 28mila e rotti euro sono stati spesi per consulenze, non meglio specificate; poco meno di 11mila se li sono presi i due consiglieri come rimborsi spese extra (extra perché in realtà di rimborsi fissi ne hanno già dalla Regione). Poco più di 4mila sono finiti in spese di rappresentanza; 8.349 risultano volati via in spese varie e gli spiccioli mancanti sono stati usati per pubblicazioni e cancelleria. Prontissima la replica di uno dei due accusati, Giovanni Favia, che dal blog di Grillo risponde: "Franco Bechis in un articolo su un prestigioso quotidiano come Libero (da usare per farci cappelli da muratore), fa credere che il MoVimento 5 Stelle prenda il finanziamento pubblico ai partiti. Lo fa mischiando le carte e sostenendo che i budget dei gruppi assembleari (o consiliari nel caso dei comuni) siano la stessa cosa dei finanziamenti pubblici ai partiti. Niente di più falso, il signore o è ... ignorante o è in malafede". O forse no.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi