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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2012 alle ore 06:42.

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È l'esplosivo la chiave della strage di Brindisi. L'identikit dell'assassino si può ricavare solo dalle modalità con cui ha trasformato le tre bombole di Gpl in un ordigno che ha seminato morte e terrore.
Danilo Coppe, 48 anni, consulente dei carabinieri del Ris, è uno dei massimi "esplosivisti" italiani, consulente degli investigatori per le stragi in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino a Palermo e quella di Piazza della Loggia a Brescia.
Che idea si è fatto sull'attentatore di Brindisi?
Escluderei il coinvolgimento di strutture criminali come mafia, terrorismo o gruppi anarchici. Le organizzazioni di questo tipo possono contare su esperti in materia di esplosivi. Professionisti che non avrebbero mai confezionato un ordigno rudimentale come quello della Morvillo-Falcone.
Rudimentale ma devastante.
Esattamente il contrario. Sono convinto che i tre cilindri delle bombole fossero vuoti. Se ci fosse stato il Gpl, l'esplosione avrebbe annerito e bruciato tutto quello avrebbe trovato nel raggio di cento metri, uomini e donne compresi.
Dunque era un ordigno depotenziato?
Non solo per via dei contenitori vuoti, ma perché sono stati innescati male. Intorno alla scuola ci sono tantissime tracce di alluminio, un additivo che si usa per gli esplosivi fatti in casa. L'alluminio si mischia con il nitrato d'ammonio che è possibile reperire pure nei consorzi agrari. Su internet si trovano manualetti di ogni genere su questa materia. Ma il dosaggio chimico tradisce i non professionisti. Le tracce di alluminio lasciano supporre che le esplosioni secondarie siano abortite, disperdendo così materiale che avrebbe dovuto bruciare nell'esplosione. Per il booster, cioè la carica primaria, potrebbe essere stata usata polvere pirica, quella che si usa per i fuochi pirotecnici o le cartucce da caccia.
Le è mai capitato di occuparsi di esplosioni simili?
Quella del 12 ottobre 2009 davanti la caserma Santa Barbara di Milano a opera del libico Mohamed Game, l'integralista che a causa dell'attentato fortunatamente fallito è rimasto cieco e senza braccia.
E del telecomando cosa pensa?
Per prevenire eventuali intoppi è probabile che abbia preferito avere a disposizione il timer, un sensore volumetrico e un radiocomando a distanza. In gergo si chiama scelta ridondante, poter contare su un paio di alternative nel caso in cui la prima scelta fallisse.
Materiale sofisticato?
Basta il timer di uno scaldabagno. Penso che il killer, alla luce del posto in cui si trovava al momento dell'esplosione, abbia usato il radiocomando di un'auto. Ce ne sono pure di più complessi, come quelli per l'aeromodellismo o l'apertura a distanza dei cancelli, che si azionano da distanze superiori.
Ha agito da solo?
Può benissimo aver fatto tutto da sé.
Chi potrebbe essere?
Un misogino, un pedofilo, un uomo maturo respinto o umiliato da qualche ragazzina. La crisi economica esaspera gli animi, innescando comportamenti omicidi impensabili fino a qualche tempo fa.
Lo prenderanno?
Credo sia solo questione di tempo. Farsi riprendere dalle telecamere è stata una grande ingenuità. A questo punto nulla impedisce che dietro si portasse pure il cellulare: gli inquirenti controlleranno i tabulati telefonici della zona. Poi ci sono i mozziconi di sigaretta, come dire il codice genetico dell'assassino, la sua carta d'identità.
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