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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2012 alle ore 22:38.

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Il cuore dello scontro dentro le mura vaticane per il controllo dello Ior ha avuto una accelerazione negli ultimi giorni in coincidenza - non casuale - con il dossier Moneyval. Infatti il gruppo del Consiglio d'Europa che verifica il rispetto delle normative antiriciclaggio degli Stati, in marzo, ha compiuto una visita Oltretevere, verificando lo stato di applicazione delle leggi specie dopo il cambio di normativa dello scorso 25 gennaio. Gli ispettori europei infatti devono stilare un rapporto che sarà poi sottoposto all'organismo centrale di Strasburgo, che dovrà pronunciarsi nella sessione generale annuale di luglio. È in quella sede che il Vaticano saprà se sarà accolto nella "white list" dell'Ocse, l'elenco dei paesi che fanno il loro dovere con perizia nel segnalare alle autorità di controllo i movimenti di denaro.

Ebbene, il rapporto degli ispettori parla di passi in avanti compiuti, ma segnala anche alcune difficoltà: tra queste il ridimensionamento del ruolo e dei compiti dell'Aif, l'Autorità di vigilanza interna, avvenuto con l'entrata in vigore della nuova legge sulla trasparenza, promulgata a gennaio. Questo gli esperti di Moneyval hanno detto la scorsa settimana alla delegazione vaticana volata a Strasburgo il 14 maggio e accompagnata dal rappresentante diplomatico pontificio, monsignor Aldo Giordano, prelato di stretta fiducia del cardinale Bertone. Per ora quella di Moneyval è ancora una bozza. Ma - come rileva Vatican Insider - «non c'è dubbio che i passaggi della bozza che definiscono un passo indietro il ridimensionamento dell'Aif e la sottolineatura del ruolo e del peso della Segreteria di Stato, sono destinati a riaprire focolai di polemica Oltretevere».

Tempo fa un memorandum interno pubblicato dal «Fatto Quotidiano» aveva riportato le perplessità del cardinale Attilio Nicora, presidente dell'Aif, su alcuni paragrafi dalla nuova legge sulla trasparenza. La prima legge antiriciclaggio, scritta dall'avvocato Marcello Condemi, già autore delle normative italiane, aveva istituito l'Aif, alla quale venivano interamente affidati i compiti di vigilanza sulla finanza pontificia. Dopo le prime richieste di Moneyval, nel tentativo di avvicinare il Vaticano agli standard internazionali, cioè alle raccomandazioni del Gafi (Gruppo di Azione Finanziaria), la Segreteria di Stato e il Governatorato avevano in un primo momento sollecitato un cambiamente del testo, e successivamente avevano affidato il compito a un nuovo team di esperti. Era stato preparato così il decreto d'urgenza numero 59, entrato in vigore lo scorso 25 gennaio, e divenuto legge ordinaria a tutti gli effetti il 2 aprile 2012. Lo scontro è partito da lì.

Il rapporto di Moneyval contesterebbe proprio il paragrafo 41 del decreto, quello riguardante lo scambio di informazioni scritte «a condizioni di reciprocità» che devono avvenire tra l'Aif e analoghe autorità di altri Stati. La nuova normativa ha introdotto cambiamenti e specificazioni in materia di antiriciclaggio, precisando le competenze delle varie autorità, a partire da quelle dell'Aif, riconoscendo però al contempo il ruolo di altri enti nell'ordinamento giuridico vaticano, come ad esempio quello la Gendarmeria, e quello dei tribunali. Ha anche specificato che le ispezioni dell'Aif devono essere regolamentate dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, l'unico ente abilitato ad emanare le leggi. Il potere relativo ai regolamenti attuativi, anche vincolanti, era rimasto nelle mani dell'Aif, alla quale veniva esplicitamente riconosciuto il potere di ispezione (non presente nella norma precedente), ma il cardinale Nicora riteneva che poteri e autonomia dell'Autorità di vigilanza venissero così depotenziati. Dello stesso parere era anche il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.

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