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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2012 alle ore 06:36.

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Può darsi che l'uscita della Grecia dall'euro non rappresenti un dramma per i Paesi dell'Unione. E, forse, ha ragione la Bundesbank nell'affermare che, prese le dovute precauzioni, il Greek exit sia un problema gestibile. Al riguardo, ha già predisposto un piano che sarà un compendio di lodevoli applicazioni tecniche, soprattutto rivolte al sistema bancario e alla Bce in modo da arginare la fuoriuscita di capitali e assicurare la liquidità necessaria agli istituti di credito.

Ma la risposta che ci si aspetterebbe dalle autorità europee è che l'eventuale uscita della Grecia dall'euro non creerà un trauma perché d'ora in poi non si lascerà nessun altro Paese andare alla deriva e si predisporranno le condizioni affinché non si ripeta una crisi come quella che ha squassato il sistema della valuta comune. Una tale risposta non può arrivare dai tecnocrati della Bundesbank e nemmeno dalla Bce, perché questa è prima di tutto una decisone politica.
Gli analisti di Ubs sono preoccupati della eccessiva confidenza mostrata dalle autorità politiche sulle conseguenze di un'uscita della Grecia dall'euro e concludono che solo una integrazione fiscale, dunque una effettiva cessione di sovranità nazionale in materia economica, può salvare l'Eurozona. Non c'è dubbio che questa sia la direzione in cui muoversi. Ma si tratterebbe di riscrivere le regole e lo spirito del trattato di Maastricht: un processo che impiegherebbe un lustro.

Ora si tratta invece di gestire un'emergenza che il dramma greco e la crisi del sistema bancario (spagnolo soprattutto) hanno fatto esplodere in tutta la sua gravità. E se ad Atene, e in parte a Madrid, la corsa agli sportelli delle banche per ritirare i depositi s'è già manifestata, il fenomeno potrebbe estendersi pure all'Italia.
È probabile che ad arginare l'emergenza sia chiamata ancora una volta la Bce, la quale potrebbe tagliare il tasso di riferimento, oppure ripristinare l'acquisto di bond sovrani. Ma la Bce non può assumersi l'onere politico di decisioni che potrebbero creare azzardo morale e indurre i Governi dei Paesi periferici ad abbandonare il rigore fiscale. Questa partita va giocata a Bruxelles.

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