Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2012 alle ore 19:22.

(Asca) Si va verso un ballottagio alle elezioni presidenziali egiziane fra il rappresentante dei Fratelli Musulmani, Mohammed Mursi e l'ex ministro dell'era Mubarak, Ahmed Shafiq. Secondo l'agenzia ufficiale Mena, i risultati parziali della consultazione mostrano Mursi in vantaggio, con 1,82 milioni di voti, seguito da Shafiq, con 1,7 milioni e, a sorpresa, dal candidato di sinistra Hamdeen Sabahi, con 1,64 milioni. Il secondo turno fra Shafiq e Mursi, che si terrà il 16 e 17 giugno
L'Egitto si prepara al futuro contando sui propri morti. Non i martiri, come tutti chiamano qui i giovani che hanno perso la vita in Piazza Tahrir e dintorni nelle proteste, prima contro l'ex presidente Hosni Mubarak e poi contro i generali del Consiglio supremo delle Forze armate (SCAF) che l'hanno sostituito. Ma i deceduti, inseriti nelle liste degli aventi diritto al voto nelle prime elezioni libere per un presidente dopo decenni.
Ieri, in uno dei tanti seggi del paese, una donna ha trovato nei nomi affissi all'entrata quello della madre morta anni fa, secondo quanto riferisce il comitato di uno dei candidati alle presidenza, l'avvocato Khaled Ali. I casi analoghi, denunciati da elettori e verificati dai volontari di Shayfeencom.org, una delle diverse organizzazioni che hanno monitorato le votazioni e ora lo spoglio delle schede, sono dieci.
«Temiamo ci siano fino a un milione di morti registrati come aventi diritto e i cui voti potrebbero comparire all'improvviso, nel caso in cui i primi conteggi indichino un risultato sgradito ai militari» avverte sconfortata Angie Haddad, una delle fondatrici dell'organizzazione insieme con Bothaina Kamel (l'unica donna che abbia tentato di candidarsi, senza raggiungere tuttavia il numero di firme necessario).
Le irregolarità segnalate nei due giorni di elezioni sono state numerose: da delegati di partiti o presidenti di seggio che hanno "raccomandato chi votare" fino alla distribuzione di denaro o generi alimentari, in cambio del voto, in un paese dove buona parte delle popolazione è povera e analfabeta. Poco prima della chiusura dei seggi, alle nove di ieri sera, Shayfeencom.org aveva registrato circa 700 violazioni. C'è di più, probabilmente, in un paese tanto vasto e popoloso da rendere difficili i controlli, a dispetto delle migliaia di osservatori inviati da organizzazioni locali e internazionali e dagli stessi partiti.
«Sappiamo di almeno tre soldati che hanno votato e stimiamo che moltissimi lo abbiano fatto», ci dice Magdy Belal, direttore della Egyptian association for community participation enhancement. In Egitto come in altri paesi arabi, sebbene la storia mostri il contrario, militari e poliziotti non votano per evitare commistioni pericolose tra forze armate e politica.
Le irregolarità e le violenze per le strade sono state complessivamente meno rispetto alle elezioni parlamentari tenutesi tra novembre e marzo (così come l'affluenza, che sarebbe ben minore del 50% dichiarato dalla Commissione elettorale), a testimonianza di una sfiducia nella trasparenza delle prime elezioni democratiche dell'Egitto. A preoccupare davvero sono però le sorprese che potrebbero arrivare durante le operazioni di spoglio, cominciate nella notte e il cui esito sarà annunciato ufficialmente entro martedì. Per le elezioni presidenziali, infatti, sono stati registrati circa 53 milioni di aventi diritto al voto, ben quattro milioni in più delle legislative di pochi mesi fa.
Come è possibile? Qualche ragazzo intanto sarà diventato maggiorenne, ma nel brulicante ufficio di Shayfeencom.org, nel quartiere di Mohandessin al Cairo, credono si tratti soprattutto di militari e di morti. E questo potrebbe potrebbe risultare decisivo, dato che i cinque maggiori candidati sembrano godere tutti di buone percentuali.
«Non ci sono stati brogli finora, ma lo SCAF ha preparato il terreno per modificare il risultato in corsa, se si accorgessero che sta uscendo vincitore un candidato islamico, come Mohammad Mursi o Abdul Aboul Fotouh, invece che qualcuno capace di stabilizzare la situazione - prevede Angie Haddad - come Amr Moussa o Ahmed Shafiq (l'ex capo dell'aviazione e ultimo premier del governo Mubarak, considerato il peggiore dei fulul, i resti odiosi del vecchio regime, ndr) che però è odiatissimo dalla gente».
Lo sguardo va già al ballottaggio del 16-17 giugno. Comunque vada, tutti sono sicuri che i generali sono e saranno sempre in grado di controllare l'Egitto, nel mese che incoronerà il nuovo presidente e anche dopo. Se non con i voti, con i carri armati.
©RIPRODUZIONE RISERVATA