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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2012 alle ore 06:38.
Secondo al-Jazeera, canale in arabo, in testa è Aboul Fotouh, il candidato islamista indipendente e moderato: ma sono settimane che il canale del Qatar fa campagna per lui. Ad aver preso più voti, almeno nel primo dei due giorni di apertura delle urne, è invece Mohammed Mursi, il candidato ufficiale dei Fratelli musulmani che vincerà già al primo turno: ma lo annuncia il suo vice.
Chiusi i seggi ieri sera alle 21, a mala pena si conosce l'affluenza: secondo la commissione elettorale "probabilmente" il 50% dei 50 milioni di egiziani ammessi alle prime elezioni presidenziali democratiche. Nei 60 anni precedenti avevano vissuto sapendo il nome del vincitore. Per questo passato essere riusciti a portare alle urne la metà degli egiziani è già un successo politico. In un Paese democraticamente così fresco ancora più difficile, quasi impossibile, è sapere chi è in testa poche ore dopo la chiusura dei seggi. Secondo la commissione elettorale i risultati definitivi non saranno resi noti prima di martedì prossimo.
«Mio nipote Omar ha votato per Hamdeen Sabahi presidente», scrive Ibn Gamal Din su Twitter. Agli egiziani resta la rete. Cliccando "egyelections" escono migliaia e migliaia di messaggi. I nomi che appaiono di più sono i cinque che hanno da molte ad alcune possibilità di raggiungere il ballottaggio. Nessuno infatti, non sulla rete, nessun giornale egiziano né gli istituti di ricerca, pensa che un candidato possa superare il 50% dei voti al primo turno. Fra i candidati più qualificati, oltre ai due islamisti c'è Amr Moussa, ex segretario della Lega Araba. Un centrista per definizione: può andare bene a chi anela al nuovo e chi ha nostalgia del vecchio; ai laici, agli islamici e alla minoranza copta cristiana; ai militari e ai loro oppositori. Moussa è a metà strada fra i candidati islamisti e Ahmed Shafik, un altro concorrente con qualche possibilità, deciso sostenitore del vecchio regime: è stato l'ultimo primo ministro di Mubarak. E per le stesse ragioni, perché è tutto e nulla, Amr Moussa potrebbe fallire.
Molto votato su Twitter è il poeta e attivista politico Hamdeen Sabahi, ideologicamente nasserista, cioè socialista. Ma come i ragazzi del web che iniziarono la rivolta di piazza Tahrir rappresentavano solo una piccola parte del Paese, così chi usa Twitter è ancora una minoranza colta dell'Egitto.
Nella loro prima elezione presidenziale vera, sotto la gioia del voto libero, gli egiziani hanno soprattutto votato contro le loro paure: i laici e i cristiani contro la paura degli islamisti che già controllano il 70% dei seggi in Parlamento; molti musulmani contro la paura che l'Egitto perda la sua essenza islamica; i militari contro chi potrebbe metterli da parte una volta per tutte; e gli altri contro i militari dei quali temono di non liberarsi mai. Se, come previsto, nessuno raggiungerà il 50 più uno per cento dei voti, il 16 e 17 giugno gli egiziani torneranno a votare per soli due candidati, e per le stesse numerose paure.
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