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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2012 alle ore 16:06.

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Sono le 15 del pomeriggio e il maresciallo Lombardo è li, accanto a Marisa, moglie di Pino Masciari, il testimone di giustizia di cui, da ieri, non si sa più nulla. Scomparso in Calabria. Alla moglie Pino è solo riuscito a dire di essere stato lasciato solo dalla scorta che avrebbe dovuto accompagnarlo da Cosenza, dove si trovava per una serie di appuntamenti nel tema della legalità, alla località del nord dove vive dopo aver denunciato, tanti anni fa, usurai e cosche di ‘ndrangheta.

Il maresciallo Lombardo, del servizio scorte della città in cui i coniugi Masciari si sono stabiliti dopo aver abbandonato per sempre la Calabria, è li, nella casa di Marisa e Pino ma non può rilasciare interviste. In lontananza si sente bofonchiare: «I giornalisti si debbono rivolgersi all'ufficio stampa non a me». Sacrosanto. Giusto. E infatti facciamo a meno di chiamare l'ufficio stampa.

«Loro non sanno nulla – dice Marisa – nessuno sa nulla. Il reparto scorte ha fatto dispacci per avvertire della grave situazione, ci sono forze dell'ordine alla sua ricerca ma zero comunicazioni. Top secret: non mi stanno rispondendo. Nessuno parla. Stiamo interpellando tutti, dai prefetti in giù. Vuol dire che l'intuizione della sua scomparsa non volontaria è giusta? Perché dobbiamo guardarci da soli? Siamo nel panico io e i nostri figli».

Chiediamo se qualcuno lo ha ricercato. «Io, gli amici, tutti lo abbiamo chiamato e richiamato - risponde Marisa Masciari – tutti. Abbiamo anche richiamato l'albergo di Cosenza. L'hanno lasciato lì a piedi. La scorta si è dileguata». Ma qualcuno avrà dato ordine alla scorta di andarsene o no? «No so cosa pensare- risponde la moglie - io so solo che ora devo rimanere a casa per i nostri figli, che stanno vivendo male la cosa, e aspettare con loro il ritorno del padre».

Marisa conferma che dopo aver sentito il marito, tra le 8 e le 8.30 allarmato per la dileguazione della scorta, ha inviato fax ad autorità e al prefetto di Cosenza e, poco dopo, ha riprovato a chiamare Pino sul cellulare ma risultava già staccato. Anche il Sole-24 Ore, poco prima la pubblicazione di questo articolo ha provato, senza successo, a comporre il numero del telefono del testimone di giustizia.

E mentre lo Stato si attiva per cercarlo e nella speranza che quella di Pino Masciari sia stata una fuga volontaria – magari anche solo come gesto di protesta per testimoniare lo scarso grado di protezione e la facilità con la quale i testimoni vengono abbandonati o messi in pericolo – la moglie rivela al Sole 24 Ore una cosa che fa pensare. Qualche giorno fa, su facebook, nel profilo di Pino, è arrivata questa minaccia: «Meglio averti morto».

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