Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2012 alle ore 09:38.

My24

La Chiesa ha sempre vissuto di tempi lunghi. Ma ora si stanno accorciando, come mostrano le crisi-gemelle dello Ior e del presunto "corvo". Tuttavia è difficile capire se quanto sta accadendo è la coda di un processo di assestamento partito dopo l'inizio del pontificato di Ratzinger o l'assaggio degli assetti di quello futuro.

E questo nonostante Benedetto XVI stia bene e conduca una vita misurata e controllata molto bene dallo staff medico, come si è visto nel duro viaggio in America Centrale. Sta di fatto che la guerra tutt'ora in corso consumata a colpi di dossier velenosi, nomine discutibili, trasferimenti forzati e licenziamenti improvvisi è il sintomo che ormai la governance vaticana mostra - e non da oggi - debolezze strutturali. All'insediamento di Ratzinger si parlò di una riforma, mirata soprattuto a snellire la pesante burocrazia, ma poi poco o nulla si è fatto, e anzi i dicasteri sono nati invece di scomparire.

L'ultima riforma della Curia Romana è avvenuta sotto il pontificato di papa Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica «Pastor Bonus», del 28 giugno 1988. Le congregazioni - cioè i singoli ministeri, guidati da cardinali - hanno perso, a favore della Segreteria di Stato, il primato curiale, pur restando l'asse portante del governo papale: il loro numero è stato portato a nove e molti dei loro compiti sono stati delegati ad organismi di nuova istituzione quali i Pontifici Consigli, le Commissioni e altri Uffici. Allora nacque la figura del "primo ministro", che trovò la sua espressione piena nel lungo periodo di Sodano sotto papa Wojtyla, e si è confermata poi, modalità nuove e diverse costituency, con Bertone.

La concentrazione di un enorme potere di governo in un'unica mano, quindi, che risponde solo al Papa. Ma le molte crisi di questi anni hano mostrato come questa struttura di comando non sembra riuscire a rispondere con piena efficacia alle esigenze pastorali e diplomatiche. E soprattutto alle crisi, che sempre più spesso scoppiano più o meno all'improvviso. Sono noti e ben raccontati i fatti relativi alla scomunica dei lefebvriani, al caso Boffo, alla pedofilia, alla messa in latino, alla posizione sui preservativi e via discorrendo. Ma la scintilla recente è stata il caso-Viganò: il trasferimento del segretario del Governatorato in Usa a seguito di pressioni (denunciate con lettere al Papa) pare per l'opera di pulizia che stava facendo nelle casse vaticane. Il tutto provato da carte pubblicate sui giornali. E poi gli intrecci con la politica italiana, sia con le tradizionali pressioni indirette, sia con la tessitura di relazioni non sempre trasparenti con la finanza "bianca". Forse per il papa - dice un alto prelato, non al telefono (praticamente nessuno più lo usa Oltretevere) - è arrivato il momento di mettere da parte le bozze del terzo libro su Gesù e varare un riforma profonda della Curia.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi