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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2012 alle ore 08:11.

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ROMA
Va ufficialmente a Cassa depositi e prestiti il controllo di tutta la Snam: gasdotti, stoccaggi nazionali, rigassificatore di Panigaglia (il primo, costruito in Italia dall'Eni e poi seguito dall'unico concorrente "privato" sopravvissuto alla raffica di veti e ostacoli burocratici) e anche il grosso della distribuzione finale di metano attraverso Italgas. Il promesso Dpcm è stato varato da Palazzo Chigi con qualche giorno di anticipo rispetto al termine di fine mese. Con molte conferme: entro 18 mesi Cdp assumerà dall'Eni almeno il 25,1% della sua partecipazione in Snam (ora al 52%) e l'Eni dovrà collocare il resto sul mercato, sempre entro lo stesso termine, con procedure «trasparenti e non discriminatorie» in grado di favorire l'azionariato diffuso. Ma non manca qualche aggiustamento decisamente rilevante rispetto al testo che poche ore prima aveva forzato i blocchi della riservatezza (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
Cade infatti all'ultimo momento il vincolo del 5% per gli azionisti diversi dalla Cdp. Nessuna rilevanza per il ruolo dell'Eni, che aveva già annunciato l'uscita totale da Snam («una partecipazione non di controllo non ci interessa» ribadiva l'ad di Eni Paolo Scaroni). Poca rilevanza per le eventuali intrusioni di operatori del gas nella catena di comando, visto che il Dpcm conferma la sterilizzazione dei loro diritti di voto. Ma grande e forse grandissima rilevanza per il futuro assetto proprietario della nuova Snam, visto che la formulazione definitiva del Dpcm consente un ingresso anche significativo di altri investitori, anche se nel rispetto del principio fondante ribadito a chiare lettere nell'articolato: Cdp dovrà essere protagonista e garante di un nucleo di controllo stabile.
Detto questo, nulla potrebbe impedire ad esempio l'ingresso in forze di un altro investitore, magari solo finanziario. Così come nulla sembrerebbe impedire, se non la "ragion politica" che deriva dalla natura pubblica di Cdp, una successiva cessione da parte di quest'ultima di una parte della quota rilevata inizialmente da Eni, magari a sostegno del finanziamento "a costo zero" dell'operazione che Cdp intende garantirsi. Un'incognita non da poco (come abbiamo sottolineato in queste pagine nei giorni scorsi). Che si aggiunge al warning regolamentare già lanciato dagli uffici del nostro Antitrust sul controllo di oltre il 50% del mercato finale del gas italiano che avrebbe Cdp attraverso la partecipazione contemporanea in Italgas e F2i.
Il ministero dello Sviluppo economico, che ha pubblicato il provvedimento sul suo sito web (www.sviluppoeconomico.gov.it) assicura in una nota che tutto andrà per il verso giusto. Specifica innanzitutto che «le modalità di cessione verranno definite dai Consigli di Amministrazione delle due società». Che ieri sera hanno promesso, contemporaneamente, di esplicitare le loro deliberazioni sui meccanismi e sulle modalità di acquisizione e di cessione mercoledì prossimo 30 maggio in occasione delle rispettive riunioni del Cda.
In ogni caso «in linea con i principi comunitari, la separazione proprietaria favorisce – rimarca il ministero guidato da Corrado Passera – una maggiore apertura del mercato e crea quindi le condizioni per una maggiore concorrenza» mentre la cessione a Cdp «ha lo scopo di assicurare il mantenimento di un nucleo stabile nel capitale di Snam tale da garantire lo sviluppo di attività strategiche e la tutela delle caratteristiche di servizio di pubblica utilità».
Governance a tutta prova, garantisce il ministero, rimarcando che per garantire una vera indipendenza e neutralità tra i produttori e/o fornitori di gas e i proprietari e/o gestori delle attività di trasporto «verranno osservati una serie di principi, tra cui l'esclusione dei poteri di indirizzo del Mef nella gestione della partecipazione in Snam e delle altre partecipazioni detenute da Cdp in società che gestiscono infrastrutture di rete di interesse nazionale nel settore dell'energia».
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IL PUNTO DI PARTENZA
Il Dpcm varato ieri stabilisce che Eni riduca la propria partecipazione in Snam, perdendone il controllo in tempi brevi, compatibilmente con le condizioni di mercato e comunque entro i 18 mesi indicati dal decreto «Cresci Italia»
LA CESSIONE A CDP
Eni dovrà cedere alla Cassa depositi e prestiti una quota non inferiore al 25,1% di Snam. La cessione a Cdp ha lo scopo «di assicurare il mantenimento di un nucleo stabile nel capitale di Snam tale da garantire lo sviluppo di attività strategiche e la tutela delle caratteristiche di servizio»
LE QUOTE ENI RESIDUE
Per garantire la più ampia diffusione dell'azionariato, Eni cederà, successivamente alla transazione con Cdp, la quota residua nel capitale Snam attraverso procedure di vendita trasparenti e non discriminatorie tra il pubblico dei risparmiatori e/o degli investitori istituzionali
Il Dpcm in sintesi e il profilo di Snam
32.010 Km
La rete di trasporto
Nel 2010 immessi 83,32 miliardi di metri cubi di gas naturale nella rete nazionale
8
Campi di stoccaggio attivi
Quattro in Lombardia, tre in Emilia Romagna e uno in Abruzzo
50.301 Km
La rete di distribuzione
Ha trasportato nel 2010 quasi 8 miliardi di metri cubi di gas

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