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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2012 alle ore 20:01.

Last Bet, Piazza Fontana, Piazza della Loggia: cosa unisce con un sottile filo rosso inchieste e processi apparentemente così distanti tra loro? Risposta: i due magistrati che oggi tirano le fila dell'affaire calcioscommesse dalla Procura di Cremona, vale a dire Roberto Di Martino e Guido Salvini, rispettivamente procuratore capo e giudice per le indagini preliminari dell'inchiesta che sta facendo tremare il palazzo del pallone italiano.
Sono loro ad aver tolto il coperchio dal pentolone nel quale bollivano da tempo le malefatte del calcio made in Italy. Scommesse clandestine, accordi sottobanco per favorire una squadra piuttosto che un'altra, zingari che facevano affari con giocatori compiacenti per compiacere a loro volta chi gestiva il traffico delle puntate dagli altissimi palazzi delle immense città asiatiche. Di Martino e Salvini stanno facendo luce su un'intricata rete di rapporti che ha messo sotto scacco il calcio di casa nostra. Difficile che i due magistrati si lascino impressionare dal lavoro che li attende. Si sono occupati per anni di due delle pagine più tristi della cronaca italiana del secolo scorso, sono abituati a procedere tra il sospetto e l'attesa di chi vuole giustizia e la vuole subito, senza se e senza ma, e chi si professa innocente ad oltranza anche se le prove dicono l'esatto contrario.
Roberto Di Martino (con il collega Francesco Piantoni) ha sostenuto la tesi dell'accusa nel decimo processo per la strage di Piazza della Loggia a Brescia, che il 28 maggio del 1974 provocò la morte di 8 persone e il ferimento di 102. Lo scorso 14 aprile la Corte d'Appello ha confermato l'assoluzione di tutti e sei gli imputati coinvolti nell'istruttoria. Lapidario il commento a proposito del pm: "L' impegno da parte nostra è stato massimo, abbiamo ricostruito quello che accadde, ma pesano soprattutto i depistaggi degli anni passati".
Guido Salvini fu invece giudice istruttore per l'indagine sull'attentato terroristico che nel 1969 causò a Milano 17 morti e 88 feriti. Una bomba venne fatta esplodere in pieno pomeriggio all'interno della Banca nazionale dell'agricoltura, in Piazza Fontana. Fu un massacro. Nel gennaio 2010 Salvini si è visto recapitare in ufficio una busta che conteneva 3 proiettili e una firma "Nucleo proletario rivoluzionario". Il messaggio era chiaro: fermati perché il prossimo potresti essere tu. Per 30 anni, il gip che oggi indaga su Signori, Mauri e tanti altri calciatori ha cercato di mettere insieme le tessere di un puzzle complicatissimo ed evidentemente molto pericoloso.
Dai terroristi neri alle Brigate Rosse, fino al calcioscommesse. Il lavoro di Salvini e del suo collega Di Martino ha un unico obiettivo: sistemare i conti con la storia e punire chi si è macchiato di colpe che hanno fatto male ad un Paese intero. Per salvare la memoria e ricominciare daccapo, possibilmente senza cadere negli stessi errori.
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