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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2012 alle ore 15:45.
Le scosse andranno avanti. In media la potenza tenderà a diminuire, ma non si possono escludere singoli eventi forti quanto il primo terremoto. In ogni caso, è impossibile sapere quando, né dove. «Non siamo in grado di prevedere con precisione l'andamento di un cluster sismico come questo, indicando luoghi e momenti esatti delle scosse», spiega Warner Marzocchi, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. In Friuli, nel '76, la seconda scossa letale è arrivata a quattro mesi di distanza dalla prima, dopo innumerevoli sciami di assestamento fra maggio e settembre. Altre volte succede dopo appena dopo 12 ore, come a Colfiorito in Umbria, nel '97.
«Un primo terremoto di magnitudo importante, come questo, scatena sempre una catena di eventi sismici successivi, che può durare anche diversi anni, magari in tono minore, senza che la popolazione locale quasi se ne accorga», aggiunge Marzocchi. A provocare le scosse attuali è stata l'estremità settentrionale dell'Appennino, "sepolta" sotto i sedimenti del Po che sono andati a formare la Pianura Padana. Questa coda dell'Appennino è più che mai attiva e prima delle scosse attuali aveva già provocato un altro terremoto violento, nel 1570, che sulla base delle testimonianze storiche è stato classificato come un sisma dell'ottavo grado della scala Mercalli. Le sue tracce sono rimaste nei muri deformati di alcuni edifici del centro storico di Ferrara.
«Un terremoto deriva dallo spostamento di una massa rocciosa nel sottosuolo e non succede quasi mai che la prima frattura generi un secondo terremoto», precisa Marzocchi. Le fratture successive però tendono a restare nella stessa area. «Ora il baricentro dell'attività sismica si sta spostando lievemente verso Ovest, ma le distanze dalla prima scossa non saranno mai grandi, al massimo poche decine di chilometri», precisa Marzocchi. A generare queste fratture è il movimento dell'Appennino, che migra verso Nord-Est, con uno spostamento generale che interessa il tratto compreso tra Firenze e Bologna, arrivando fino all'area del ferrarese. È qui che la terra trema dal 20 maggio e probabilmente continuerà a tremare ancora per molto, nell'arco di qualche decina di chilometri, con episodi probabilmente sempre più diluiti. Ma non si può escludere nulla, dicono i sismologi.
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