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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2012 alle ore 11:03.

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Si conferma l'aggravamento della recessione tra le imprese manifatturiere dell'area euro a maggio: i dati definitivi dell'indice dei responsabili degli approvvigionamenti indicano un calo a 45,1 punti, quasi lo stesso valore fornito nella stima preliminare (45 punti), a fronte dei 45,9 punti registrati ad aprile. Lo riporta la società di ricerche Markit Economics rilevando che si tratta del livello più debole da metà 2009. In questa indagine i 50 punti sono la soglia di demarcazione tra crescita e calo dell'attività, e il Purchasing managers index (Pmi) ha rilevato contrazioni sia della produzione che dei nuovi ordini.

In Italia, dove il tasso di disoccupazione è balzato al 10,2% al top dal 2004, intanto la contrazione dell'industria manifatturiera è proseguita, anche se il relativo indice Pmi - elaborato da Markit assieme all'Adaci, associazione italiana di management degli approvvigionamenti - ha mostrato una flebile risalita a 44,8 punti dai 43,8 di aprile. Ma «un ulteriore calo dei nuovi ordini sottolinea le difficoltà che sta avendo il settore manifatturiero italiano», ha commentato l'economista di Markit Phil Smith, citato in un comunicato. «Nonostante l`ennesimo calo delle esportazioni, i dati raccolti hanno suggerito come il mercato nazionale sia quello che ha sofferto maggiormente».

Precedentemente oggi, anche dalla Cina sono giunti dati che indicano indebolimenti dell'attività nel manifatturiero, da indicatori simili. Un quadro che si completerà nel pomeriggio con l'indice Ism sull'industria negli Usa, e che si teme descriva un chiaro rallentamento della ripresa economica globale. Sempre oggi e sempre dagli Usa sono attesi inoltre i dati sul mercato del lavoro di maggio.

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