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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2012 alle ore 06:39.

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È un fronte in movimento quello che porterà al rinnovo dei vertici dell'Authority per le Comunicazioni e, in seguito, della Rai. In entrambi i casi, alla forte pressione di spezzoni della società civile, attraverso la Rete, si contrappongono trattative "sotterranee" tra i partiti. Un primo risultato a favore della "pressione" è stata la presentazione di candidature e curriculum a deputati e senatori, anche se si è lontani dai modelli anglosassoni, che prevedono un'istruttoria e l'audizione dei candidati (la cross examination). Come chiedono invece organizzazioni quali Open Media Coalition, Move On Italia, Articolo 21 e Agorà Digitale. Il voto di Camera e Senato è previsto per mercoledì prossimo, salvo rinvii: il Consiglio di Stato ha dato 60 giorni di tempo per rinnovare le Authority. La trattativa sotterranea riguarda l'Autorità, per le comunicazioni e quella per la protezione dei dati personali. La prima avrà in tempi brevi impegni importanti come il Regolamento per la gara sulle frequenze tv e per la par condicio sulle elezioni politiche.
Il Pd non ha scelto il proprio candidato: ancora in corsa due tecnici, Antonio Sassano e Maurizio Decina. Lo stesso nel Pdl, che potrebbe avere due consiglieri, assicurando alla Lega un'altra poltrona. Il quarto consigliere sembra appannaggio dell'Udc, ma c'è chi vuol sparigliare le carte per arrivare ad un consigliere non espressione dei partiti di maggioranza, collegato alla spinta della società civile. Antonio Di Pietro ha invitato ieri Pierluigi Bersani «ad un incontro per definire un metodo nuovo e trasparente che porti a nomine che garantiscano alla Rai e alle Autorità competenza, esperienza ed effettiva indipendenza». Italia dei Valori e Sel non vogliono uno strapuntino residuale (alla privacy) ma puntano, se non a rovesciare il tavolo, perlomeno a cambiare il risultato della partita.
Per la Rai ci vorrà più tempo. Il radicale Marco Beltrandi accusa Sergio Zavoli: «È due mesi che dovrebbe convocare la Vigilanza e non lo fa in attesa delle trattative tra i partiti». La dichiarazione di Zavoli sembra porre fine a tale impasse: «Occorrerà ricreare con atti solleciti, efficaci e responsabili la vitalità dell'azienda». Le trattative in corso potrebbero sfociare in un rinnovo con la Gasparri "accettato" dal Pd solo con le deleghe del Cda al presidente (favorito Giulio Anselmi) e nomi di rilievo per direttore generale e consigliere del Tesoro. Il Pd, nelle dichiarazioni, però, insiste per avere nuove norme sulla governance. Il rinvio ieri dell'approvazione dei palinsesti Rai da parte del Cda, che suona come parziale bocciatura del direttore generale Lorenza Lei, potrebbe ridurre i tempi della prorogatio. C'è stato invece l'ok alla nomina dell'ex direttore del Tg 1 Augusto Minzolini a capo dei corrispondenti esteri.
Una strada nuova è quella chiesta ieri, in Parlamento, da Move On Italia e dalla sua iniziativa "La Rai ai cittadini", con la quale si propone che gli utenti che pagano il canone nominino la maggioranza dei 20 componenti di un Consiglio delle Comunicazioni audiovisive che sostituisca la Vigilanza. Il Consiglio nomina i vertici della Rai selezionati mediante concorsi pubblici. Chiesto da Move On anche il superamento del controllo delle azioni Rai da parte del Tesoro.
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