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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2012 alle ore 14:04.

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Non si ferma la violenza in Siria. Secondo gli attivisti, fonti mediche hanno confermato l'identità di 80 soldati uccisi sui 100 annunciati dai ribelli che affermano di aver distrutto numerosi carri armati in varie zone, incluse quelle di Damasco e Idlib. Nei giorni scorsi, alcuni comandanti dei militari ribelli radunati nell'Esercito libero siriano (Esl) hanno affermato di sentirsi «liberi da ogni impegno» rispetto alla tregua prevista dal piano di pace di Kofi Annan, inviato Onu, se il governo di Damasco non avesse fermato le violenze. Rami Abdelrahman, il capo dell'Osservatorio, ha affermato che molti posti di blocco, almeno 4, delle forze governative sono stati distrutti nella provincia di Idlib.

A livello diplomatico sembra lontana un'intesa Onu, condizione imprescindibile per un intervento delle Nazioni Unite, ha detto nei giorni sconrsi il segretario della Difesa Usa Leon Panetta. Russia ed Unione europea si trovano d'accordo nel sostenere il piano Annan «come migliore approccio» per evitare la guerra civile in Siria ed arrivare a una soluzione della crisi, ha detto stamane il presidente dell'Unione europea, Herman Van Rompuy, a conclusione del vertice Russia-Ue, ospitato dal presidente russo Vladimir Putin a San Pietroburgo. Rispetto alla Russia, l'Ue ha «diversi punti di vista e modi di valutare» , ha detto Van Rompuy, definendo la situazione in Siria «terribile». Ma con Mosca l'Ue concorda sulla necessità «di lavorare per arrivare ad un'immediata interruzione di qualsiasi forma di violenza».

Vladimir Putin, sotto pressione a livello internazionale affinchè adotti una linea più flessibile sulla crisi siriana, ma anche dopo i colloqui a Berlino e Parigi ha sostanzialmente mantenuto la sua posizione, escludendo non solo l'uscita di scena di Bahsar al Assad, ma anche l'adozione di sanzioni più dure nei confronti del regime di Damasco.

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