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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 13:45.
L'ultima modifica è del 06 giugno 2012 alle ore 07:05.

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Nella foto il Presidente della Banca centrale europea, Mario DraghiNella foto il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi

La Banca centrale europea ha confermato il tasso di riferimento dell'Eurozona all'1%, lo stesso livello dallo scorso dicembre. Di riflesso, rimangono fermi anche i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi, rispettivamente all'1,75% e allo 0,25%. La decisione presa dal Consiglio direttivo dell'istituto che oggi si è riunito a Francoforte è stata illustrata dal governatore della Bce, Mario Draghi. Vai all'articolo con la cronaca della conferenza.

di Antonio Larizza
Banche spagnole in cerca di un salvataggio. Elezioni greche che minacciano l'eurozona. Dibattito sull'Unione fiscale europea che divide rigoristi e difensori delle misure pro-crescita.

In questo contesto incerto e pieno di insidie, l'Europa politica trattiene il fiato, mentre milioni di europei ascolteranno con speranza l'atteso intervento di Mario Draghi, il "super Mario" che da novembre guida la Banca centrale europea. E che ha già dimostrato di saper sorprendere i mercati con provvedimenti inattesi. Il copione si ripeterà anche oggi? Riuscirà "super Mario" a incidere sul futuro dell'Unione? O le sue parole saranno transitorie, istituzionali e tradiranno le (forse eccessive) aspettative della vigilia?

I precedenti di "super Mario"
Mario Draghi è alla guida della Bce da novembre. La prima mossa, appena insediato, è stata quella di ridurre i tassi di interesse all'1%. Allora sorprese tutti gli analisti, che avrebbero scommesso sul fatto che il taglio sarebbe arrivato a dicembre. Poche settimane dopo, Draghi ha di nuovo sorpreso tutti "inventandosi" il prestito Ltro, con cui ha distribuito alle banche 1.000 miliardi di euro al tasso dell'1%, destinati all'economia reale (almeno sulla carta). Da soli, questi due precedenti giustificano l'attenzione verso quello che dirà oggi il governatore della banca d'Italia.

L'Europa al bivio e le tre incognite per Draghi
In pochi vorrebbero essere al posto di Draghi in questo momento. Guida un'istituzione autorevole, cui però mancano pieni poteri in fatto di politica economica europea. Ma nello stesso tempo con le sue parole e le sue azioni può indurre i decisori (politici) a creare quell'unione fiscale che sembra poter garantire un futuro stabile all'Europa. E tutto questo Draghi lo deve fare con cautela, facendosi spazio tra almeno tre minacciose incognite.

Giugno: il mese "infernale" per l'Euro
La prima: l'esito delle elezioni politiche in Grecia il prossimo 17 giugno, che potrebbero mettere a rischio la tenuta dell'Eurozona (nel caso dalle urne emergesse una maggioranza anti-europeista). La seconda: il salvataggio delle banche spagnole, al momento senza soluzione (europea). Se il destino degli istituti spagnoli sarà affidato a Madrid, aumenterà il deficit della Spagna. Il "fiscal compacct" perderà ulteriormente credibilità. E l'euro poggerà sempre più su basi d'argilla. La terza incognita, quella che oggi appare più decisiva, riguarda gli esiti del prossimo vertice europeo del 28-29 giugno: due giorni in cui i capi di governo dovranno passare dalle parole (tante) alle azioni (fin qui poche e contrastanti). Per iniziare un cammino che porti a proposte concrete capaci di garantire una maggiore stabilità dell'area euro. Magari in cambio di un allentamento sul fronte del "rigore a tutti i costi". E della rinuncia di una parte della sovranità nazionale.

Draghi: che fare?
Che cosa farà, in questo contesto, il governatore della Banca centrale europea? Lascerà i tassi fermi mettendo in atto una strategia "wait and see", tenendosi per luglio l'azione del taglio del denaro? O sceglierà di tagliarlo subito? Se lo facesse, sarebbe un taglio storico: la Bce non è mai scesa sotto la soglia dell'1%. Il taglio sarebbe un segnale a chi – come i banchieri e i politici di Francoforte – chiedono «garanzie reali da parte dei governi dell'Eurozona per rimuovere le cause della crisi del debito sovrano».

Dall'agenda di "super Mario" potrebbe uscire anche un altro prestito Ltro. Gli analisti non lo escludono, ma pochi ci scommettono: lo stesso Draghi ha recentemente spiegato che i primo 1.000 miliardi «non sono ancora entrati del tutto in circolo nell'economia reale». Però il governatore potrebbe confermare liquidità illimitata per le banche, nell'ambito delle operazioni di rifinanziamento. E sempre sul fronte "liquidità" Draghi potrebbe annunciare un nuovo piano di acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario, per allentare la tensione sugli spread di Italia e Spagna, che hanno ripreso a correre. Da 4 mesi la Bce non opera sul mercato secondario per acquistare BTp o Bonos.

Verso la riforma della Bce
Ma forse l'annuncio più atteso riguarda quello relativo a una riforma della Bce. Draghi potrebbe svelare un piano politico per dare più poteri alla Banca centrale europea. Non solo: Draghi potrebbe dar seguito alle voci che da giorni alimentano le ipotesi sulla nascita di un'unione bancaria europea che possa salvare le banche avendo accesso al nuovo fondo europeo Esm (al via a luglio).

La Spagna potrebbe così trovare i 40 miliardi di euro necessari a salvare gli istituti iberici in crisi. Ma, soprattutto, l'unione bancaria sarebbe un primo passo per far crollare le resistenze tedesche verso la nascita degli Eurobond. Le trattative – già in corso – potrebbero finalmente sfociare verso un accordo capace di spostare in avanti gli orizzonti dell'Unione Europea.

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