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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 06:38.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
In Francia si potrà nuovamente andare in pensione a 60 anni. Il Consiglio dei ministri approverà oggi il decreto che cancella uno dei punti fondamentali, certo il più simbolico, della riforma previdenziale varata da Nicolas Sarkozy a fine 2010. Che spostava appunto di due anni, dai 60 ai 62, l'età minima del pensionamento. Abbattendo uno dei tanti tabù del sistema francese di welfare.
E non è certo un caso che François Hollande abbia voluto questo provvedimento, molto popolare, alla vigilia del primo turno delle elezioni legislative, domenica prossima. Per il presidente socialista è infatti indispensabile ottenere per il suo partito, o quanto meno per la sinistra nel suo complesso, la maggioranza alla Camera (quella al Senato già ce l'ha) in modo da poter governare liberamente. L'eventuale coabitazione con un Parlamento, e quindi un Governo, di destra renderebbe molto difficile la gestione del Paese. Forse impossibile, in un momento così delicato e complesso come l'attuale.
Da questo punto di vista i sondaggi sono rassicuranti. Se l'Ump, il partito di Sarkozy, continuasse a essere il primo (con una quota di voti compresa tra il 30,5% e il 34%), seguito a ruota dai socialisti, la sinistra (compresi cioè i verdi e il Front de gauche di Jean-Luc Mélenchon) dovrebbe conquistare il 44-45% dei consensi al secondo turno. Il Front national di Marine Le Pen sarebbe al 14% e i centristi di François Bayrou al 3 per cento.
Le proiezioni in seggi assegnano al partito socialista un numero di deputati compreso tra i 249 e i 291 (su 577), che quindi non avrebbe la maggioranza assoluta. In questo caso dovrebbe contare sugli alleati della sinistra per raggiungere i 303-357 deputati. Un appoggio ovviamente scontato - con i verdi, che hanno due ministri nel Governo guidato da Jean-Marc Ayrault, è stato persino siglato un accordo elettorale - ma che certo condizionerà in parte le mosse di Hollande. Sui temi sociali (per quanto riguarda il Front de gauche) e su quelli ambientali e soprattutto energetici per quanto attiene gli ecologisti.
Ed è nella prospettiva elettorale che si devono valutare tutte le prime mosse di Hollande e del suo Governo. Dal taglio del 30% ai compensi di presidente, premier e ministri alla battaglia contro le super remunerazioni dei manager (pubblici e no), dal buon esempio di normalità spinto all'estremo (il ministro degli Esteri Laurent Fabius ha persino utilizzato un volo low cost di Air Berlin per volare ieri dalla Germania a Roma) fino, appunto, alle pensioni.
Tanto più che, a ben vedere, si tratta di un cambiamento meno sostanziale di quanto non possa sembrare a prima vista. Più che una vera e propria rimessa in discussione della riforma previdenziale c'è infatti l'ampliamento di una misura che già esiste dal 2003 e che la legge del 2010 ha confermato. Prevede la possibilità di anticipare il pensionamento, rispetto all'età minima legale, per chi ha cominciato a lavorare molto giovane e ha raggiunto un totale contributivo superiore di due anni a quello grazie al quale è possibile andare in pensione a tasso pieno. Grazie a questo dispositivo, attualmente può andare in pensione prima dei 60 anni chi ha maturato 43 anni di anzianità contributiva e quindi ha iniziato a lavorare prima dei 17 anni.
Il decreto di oggi allarga questa possibilità a chi ha almeno 41 anni di contributi, e quindi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni.
In questi giorni si è peraltro aperto un dibattito paradossale. I conti un po' grossolani fatti dai socialisti in campagna elettorale prevedevano per questa misura un costo a regime di circa 5 miliardi, da recuperare con un aumento dei contributi a carico di aziende e dipendenti dello 0,1 per cento. In realtà le persone interessate sarebbero molto meno e il costo intorno ai 2 miliardi. È quindi probabile che la misura diventi ancora più favorevole, in particolare nei confronti delle donne che nel corso della vita lavorativa si sono assentate a causa dei figli.
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I NUMERI

41
Gli anni di contributi
Il numero di anni di contributi sufficiente per andare in pensione a 60 anni. Chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni potrà quindi andare in pensione a 60. Finora invece occorrevano 43 anni di contributi, cioè bisognava aver cominciato a lavorare prima dei 17 anni
2
Il costo
Il costo in miliardi di euro di questa modifica che ridimensiona la riforma previdenziale di Sarkozy.
Il costo è inferiore a quello stimato inizialmente, che si aggirava intorno ai 5 miliardi di euro

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