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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2012 alle ore 13:13.

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Più che mettere la parola fine alle indagini, la confessione notturna di Giovanni Vantaggiato ne rappresenta il vero punto di partenza. Anche perché «il contenuto dell'interrogatorio del benzinaio di Copertino, non è soddisfacente» e lascia aperti molti punti interrogativi, come ha sottolineato più volte stamattina a Brindisi, durante la conferenza stampa, il procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta.

L'autore della confessione, ha preparato da solo l'attentato del 19 maggio alla scuola Morvillo Falcone? Oppure l'uomo ha dei complici? E soprattutto, qual è il motivo del suo gesto? Sono alcune delle domande inquietanti sollevate dagli inquirenti, convinti che la conclusione dell'indagine sia ancora da venire, considerando anche che il benzinaio è stato giudicato dagli investigatori come un uomo «in possesso delle sue facoltà mentali».

Vediamo i punti fermi. Innanzitutto, Vantaggiato, 68 anni, titolare di un deposito di carburante agricolo, «ha ammesso di aver fabbricato l'ordigno collocato davanti alla scuola e poi di averlo fatto esplodere», in orario diurno, come ha spiegato il procuratore Motta, aggiungendo che per l'attentato «si ipotizza il reato di strage aggravato dalla finalità di terrorismo», per «l'indeterminatezza» dell'obiettivo dell'attentato nel quale è rimasta uccisa la sedicenne Melissa Bassi e altre cinque ragazze sono rimaste ferite.

Un altro particolare importante è che gli inquirenti sono arrivati a una svolta, quando hanno «elaborato le immagini delle autovetture» presenti nel luogo della strage. In particolare «due automobili, una blu e una bianca». Una Hyundai, intestata al benzinaio, e una Punto che è invece di proprietà della moglie.«Siamo riusciti a ripercorre la strada delle due auto, la notte in cui è stato sistemato l'ordigno, rilevandone la presenza davanti alla Morvillo Falcone, prima e dopo l'esplosione», ha affermato Cataldo.

«Le immagini - ha precisato - sono state una conferma e non il punto di partenza dell'identificazione».

Entrambe le auto, ha poi detto il procuratore, «sono riconducibili a Giovanni Vantaggiato». È possibile ipotizzare la presenza della moglie del benzinaio? «Tutto è possibile», ha dichiarato il procuratore Motta, lasciando dunque aperta ogni possibilità. L'indagine, ha detto, è «a un punto di partenza».

Gli inquirenti, insomma, non escludono la presenza di altri complici. «Vantaggiato ha ammesso la "sua" partecipazione - ha sottolineato Cataldo, precisando che per l'uomo si parla di «reato in concorso».

Quanto alle motivazioni, il benzinaio «ha una condanna per truffa - ha spiegato Cataldo - e ostilità generiche nei confronti del mondo». «Ma non ha voluto spiegare perché ha fatto tutto questo: gliel'abbiamo chiesto, non ha dato risposta».

Solo una cosa, per ora, appare certa. L'uomo, che ha competenze elettrotecniche, è «l'autore materiale della strage». «Ha preparato, messo la bomba e premuto il pulsante dell'esplosione». «Poi, dopo l'attentato - ha detto il procuratore - Vantaggiato è andato via». Come se nulla fosse, «riprendendo la sua normale attività quotidiana».

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