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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2012 alle ore 22:18.

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È stata fissata al 20 giugno prossimo la camera di consiglio in cui la Corte Costituzionale esaminerà l'atto con cui il giudice tutelare di Spoleto ha sollevato questione di legittimità relativo alla interruzione di gravidanza di una minorenne. Il giudice ha infatti sollevato una questione di legittimità dell'articolo 4 della legge 194/1978, inerente l'interruzione della gravidanza nei primi 90 giorni dal concepimento, e la facoltà della gestante che accusi circostanze comportanti un «serio pericolo» per la sua salute fisica o psichica: secondo il giudice, tale norma viola in particolare, gli articoli 2, (diritti inviolabili dell'uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell'embrione, in quanto uomo in fieri.

Il caso è stato sollevato nell'ambito di un procedimento, riguardante una minorenne - nata nel 1995 - che aveva manifestato la volontà di sottoporsi a un aborto senza coinvolgere i genitori, e per questo si era rivolta a un consultorio familiare accompagnata dal fidanzato, anch'egli minorenne. La ragazza aveva espresso «con determinazione» di voler abortire non ritenendosi in grado di crescere un figlio, nè disposta ad affrontare un evento che per lei rappresenterebbe «uno stravolgimento esistenziale». Il giudice di Spoleto ha presentato ricorso alla Consulta citando anche una sentenza della Corte di Giustizia europea relativa alla nozione di «embrione umano». Il giudice relatore della causa sarà Mario Rosario Morelli.

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