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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2012 alle ore 07:15.

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Ancora un rinvio per il piano crescita stretto tra i paletti della Ragioneria e le divisioni tra la presidenza del Consiglio, il ministero dell'Economia e quello dello Sviluppo economico. Il confronto sul pacchetto Passera diventa sempre più teso: prima il nulla di fatto nella riunione dei ministri convocata a ora di pranzo poi, dopo la forte irritazione del ministro dello Sviluppo, in serata un vertice improvviso a Palazzo Chigi (ufficialmente su nomine e terremoto) tra il premier Monti, lo stesso Passera e il viceministro dell'Economia Grilli.

Per Passera, investito del ruolo di ministro della "crescita", l'ennesimo altolà imposto dalla Ragioneria e la frenata arrivata anche da altri componenti del governo è un colpo durissimo. «Che ci sto a fare?» avrebbe tuonato il ministro, lasciando intendere anche una possibile uscita dall'esecutivo se non verrà superata l'impasse sui provvedimenti.

Sebbene non fossero all'ordine del giorno, i decreti sviluppo e infrastrutture erano attesi come il piatto forte del consiglio dei ministri di ieri che invece si è sciolto dopo una riunione durata meno di un'ora che ha portato solo all'approvazione del piano famiglia (si veda Il Sole 24 Ore del 20 aprile) e di quattro decreti legislativi sul recepimento di direttive comunitarie. Clima teso durante il consiglio, preceduto da un rapido breefing tra il premier, il viceministro Grilli e lo stesso Passera sulla difficoltà di coprire le misure, anche in considerazione dell'emergenza terremoto. In attesa dell'avvio della riunione ufficiale, il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca lasciava Palazzo Chigi irritato per la mancata condivisione preventiva dei testi messi a punto dallo staff dello Sviluppo economico che a sua volta stigmatizzava la mancata diramazione via elettronica dei provvedimenti da parte del sottosegretario a Palazzo Chigi Antonio Catricalà.

Con queste premesse iniziava il consiglio dei ministri durante il quale non si poteva che appurare l'impossibilità di procedere, nemmeno per un'approvazione salvo intese. La riunione veniva sciolta con un'autoconvocazione per le 13 di oggi senza però specificare l'ordine del giorno.
Il caos coperture, la mancata condivisione del testo tra ministri e l'irritazione dell'Economia per alcuni sconfinamenti tematici da parte di Passera hanno reso la giornata inaspettatamente complicata. Durante il vertice serale convocato da Monti – nel quale si sarebbe parlato anche delle nomine Rai e Authority nonché del possibile cambio al vertice del comandante generale della Guardia di Finanza – si sarebbe alla fine deciso di non riproporre già per oggi l'esame dei provvedimenti ma di rinviare a nuova data.

I tempi sono comunque strettissimi e i pericoli parlamentari per possibili assalti alla "diligenza", temuti dal premier e dall'Economia, si fanno più concreti. Tra varo al Cdm e iter parlamentare, infatti, i decreti (o il decreto se verranno accorpati) dovrebbero essere convertiti in legge a ridosso di Ferragosto. Con il rischio di lasciare la crescita in soffitta.

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