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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2012 alle ore 13:41.

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Se cento vi sembran poche. Sono le donne del cratere. Le mogli e le mamme, ma anche le imprenditrici e le negozianti. Della Bassa Modenese e dell'Alto Ferrarese. E, appena fuori dal raggio della morte e della distruzione del terremoto, di Modena. Si sono riunite dando vita al network EmiliAmo. «Non vorremmo sembrare delle sentimentali disorganizzate – dice la loro coordinatrice, Claudia Miglia, di professione consulente aziendale – in realtà siamo delle pragmatiche organizzate. La scelta del nome, dal nome Emilia e dal verbo amare, risponde a una precisa scelta di branding: abbiamo creato un marchio che garantisca una sorta di certificazione di qualità».

Una certificazione di qualità finalizzata a due precise attività economiche: la vendita dei prodotti degli esercizi commerciali oggi chiusi per il terremoto e la pressione sulla politica nazionale e locale perché la ricostruzione avvenga con il recupero dei centri storici, cuori pulsanti oggi feriti di queste comunità economiche e civili.

«Stare insieme ci fa bene – racconta Claudia – ma soprattutto ci permette di reagire con forza a qualunque ipotesi di sciacallaggio. Con il marchio EmiliAmo vogliamo vendere i prodotti delle nostre aziende. Vestiti, scarpe, profumi, borse, prodotti agroalimentari. In questa maniera, ci sottraiamo a qualunque speculazione che, dall'esterno, qualcuno volesse provare a fare: i prezzi saranno giusti, nessuno potrà venire qui a imporre quotazioni ridicole». Dalla prossima settimana, sarà attivo anche il portale www.emiliamo.it, che appunto servirà a fare e-business, etico e a tutela delle imprenditrici emiliane, dei beni strappati ai magazzini e ai negozi danneggiati dal sisma. Dice Susanna Benatti, titolare di tre negozi di profumeria e di pelletteria a Mirandola, Cavezzo e San Felice sul Panaro: «Un altro obiettivo di EmiliAmo è trovare tutte insieme dei luoghi dove ricominciare a fare business. Ora abbiamo bisogno di piccoli centri commerciali e capannoni dove riorganizzare la merce e dove tornare a incontrare i nostri clienti e le nostre clienti. Naturalmente, si tratta di un obiettivo temporaneo. Per noi è fondamentale tornare nei centri storici».

Qui nella Bassa Modenese e nell'Alto Ferrarese, nessuno vuole la ripetizione del modello dell'Aquila. È questa la frase che ripetono tutti, in particolare le professioniste e le piccole imprenditrici del network EmiliAmo: «I centri storici sono un pezzo fondamentale delle nostre vite. Io avevo sei mesi, quando mia mamma aprì la prima erboristeria a San Felice sul Panaro», racconta Silvia Ferrari, che con la sua famiglia ora ne ha due. La prima è completamente distrutta. La seconda ha meno danni, sembra agibile, ma si trova nella zona rossa del borgo. Silvia dorme in macchina dal primo giorno, ma si ritiene fortunata perché può rientrare in casa a mangiare e a farsi la doccia, a differenza di quanto capita a tanti altri emiliani. «L'obiettivo della vendita online dei prodotti e della moral suasion a favore del rientro nei centri storici è fondamentale – spiega Silvia Ferrari – ma è altrettanto importante per noi, in questa fase, stare insieme, muoverci, fare delle cose, sentirci unite. Noi emiliane siamo così».

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