Da Mubarak ad Assad i presidenti "quasi a vita" spazzati via dalla primavera Araba
di Roberto Bongiorni
4. Ben Ali (Tunisia)
La caduta del dittatore Zine El Abidine Ben Ali, è stata quella più rapida e meno violenta. Secondo presidente della Repubblica di Tunisia dal novembre del 1987, Ben Ali è rimasto al potere 24 anni. Come altri "presidenti quasi a vita" ha desiderato ufficializzare i suoi mandati ricorrendo a elezioni farsa, da cui usciva trionfatore con percentuali più che bulgare (anche del 99%). Quando salì al potere fece della guerra ai partiti islamici una delle sue priorità, riscuotendo il plauso dell'occidente che vedeva nel suo Paese un baluardo del laicismo nel Nord Africa.
Ma come altri dittatori vicini Ben Ali governò il paese come fosse un bene privato. Anche in questo caso la corruzione dilagava, la povertà aumentava, la disoccupazione ormai inghiottiva anche la classe media. Ben Ali sottovalutò un gesto che ebbe conseguenze inimmaginabili. Era il 18 dicembre del 2010. Mohammed Bouazizi, avvocato disoccupato divenuto venditore ambulante, si dà fuoco in seguito ai maltrattamenti da parte della polizia. E' la scintilla della primavera araba. Il popolo scende in piazza per chidere le dimissioni del dittatore. Ben Ali reagisce con la repressione. La rivoluzione dei gelsomini lo costringe alle dimissioni in pochi giorni. Il 13 gennaio Ben Ali prede la via dell'esilio, fuggendo a Jedda, in Arabia Saudita.
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