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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2012 alle ore 06:40.

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BRINDISI. Dal nostro inviato
Spunta un complice, un uomo alto 1.80 con giacca nera e naso pronunciato. Alle primissime ore del 19 maggio una testimone l'avrebbe notato spingere in direzione della Morvillo-Falcone un cassonetto con due ruote che teneva inclinato verso di sé. Così scrive il Gip del tribunale di Lecce, Ines Casciari, nell'ordinanza di convalida dell'arresto di Giovanni Vantaggiato. Un'affermazione smentita recisamente dal suo avvocato, Franco Orlando: «Il mio assistito ha escluso in modo categorico la partecipazione di altre persone».
Una divaricazione che in realtà rivelerebbe i contorni della tesi accusatoria: Vanni avrebbe agito in combutta con altri soggetti che sta cercando in tutti i modi di proteggere. Di che cosa si occupasse la gang è tutto da stabilire. È certo però che i sospetti su altre azioni dinamitarde ordite da lu Vanni si vanno infittendo. Prima di tutto c'è l'azione ai danni di un debitore di Vantaggiato, Cosimo Parato, che il 24 febbraio del 2008, nel suo condominio di Torre Santa Susanna, viene letteralmente sbudellato dall'esplosione di un ordigno con telecomando a distanza che si trova all'interno del cestino di una bicicletta. Parato dice subito agli inquirenti che l'autore del gesto potrebbe essere proprio Vanni, che vanta nei suoi confronti un credito di oltre 300mila euro. Nessuno gli crede. E un investigatore replica infastidito: «Vantaggiato è un commerciante per bene». Tre anni dopo un incendio doloso si svilupperà nello stesso condominio. Tre auto distrutte e il presunto autore uccel di bosco. Potrebbe essere stato lu Vanni? Così credono i magistrati, che rivelano come l'autore della strage di Brindisi abbia «dimostrato di essere molto esperto nella formazione delle miscele (potassa e acido nitrico, ndr), che ha descritto con dovizia di particolari».
Malgrado questo know how, Vantaggiato e il suo avvocato continuano a battere il tasto della vendetta solitaria contro «le istituzioni che dovrebbero riporre maggiore attenzione nei confronti delle vittime dei delitti di truffa». Vanni cercava la strage. I magistrati non hanno dubbi e lui non lo ha affatto negato. Una strage che fa rotolare nuove teste. Ieri è stata quella di Angelo Rampino, il preside della Morvillo-Falcone sospeso dalla scuola brindisina per motivi di opportunità. Gli ispettori del ministero hanno accertato comportamenti non esattamente consoni al ruolo di capo d'istituto. La famosa porta blindata in presidenza installata 40 giorni prima dell'attentato, come rivelato da Il Sole 24 Ore il 25 maggio, e poi le dichiarazioni ai giornalisti nei minuti seguenti la strage: «Entro 48 ore lo prenderanno». E poi: «È un botto preparato da mani esperte».
Quel giorno, lui che è fissato con la puntualità, scampa per un soffio l'attentato. Arriva a scuola con mezz'ora di ritardo, alle 8,15. «Ho fatto gasolio» si giustifica. Il giorno dopo i funerali di Melissa s'imbarca sulla nave della legalità per riapparire, sollecitato dagli inquirenti, quattro giorni dopo. Per spifferare ai cronisti una notizia riservata («C'è un secondo video») che gli costa prima due settimane di ferie forzate e poi la sospensione.
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LE NOVITÀ DELL'INCHIESTA
Il complice
Il Gip del tribunale di Lecce, nell'ordinanza di convalida dell'arresto di Giovanni Vantaggiato, accusato dell'attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, parla della presenza di un complice, almeno nelle fasi preparatorie, confermata da una testimone. L'imputato ha negato più volte di aver agito in concorso con altri
Il preside sospeso
Il preside della Morvillo-Falcone è stato sospeso ieri per motivi di opportunità. Gli ispettori del ministero hanno accertato comportamenti non consoni. Tra questi, la porta blindata in presidenza installata 40 giorni prima dell'attentato e le rivelazioni durante alcune interviste ai giornalisti

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