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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 07:03.
Il cancelliere tedesco Angela Merkel cerca di uscire dall'isolamento intervenendo a un congresso a Berlino del suo partito cristiano-democratico, dove ha sottolineato che occorre «più Europa» e «dobbiamo essere pronti a cedere sovranità nazionale». L'apertura arriva lo stesso giorno che dal Fondo monetario internazionale giunge un avvertimento inquietante: secondo Christine Lagarde, direttore generale del Fondo, per salvare la moneta unica l'Europa ha meno di tre mesi. Ci vogliono una serie di azioni, ha detto Lagarde, e il tempo stringe.
Merkel ha espresso ieri una posizione europeista alla Helmut Kohl, ma condizionata dalla Merkel a precisi impegni dei partner. Secondo il Cancelliere «semplicemente prendere nuovi fondi a prestito» non è la soluzione alla crisi del debito europeo ed è cruciale che gli Stati proseguano con decisione sulla strada delle riforme strutturali intraprese. La crisi dei debiti sovrani - secondo il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble - è determinata dalla perdita di competitività, che si risolve con le riforme, e del debito pubblico, che si cura con l'austerità di bilancio.
La linea di difesa dagli attacchi dei mercati del Cancelliere tedesco dunque non cambia ma si apre a una road map, un processo di maggiore integrazione che prevede obiettivi a breve, medio e lungo termine.
Quali sono? Primo punto: la vigilanza bancaria europea (in sintonia con l'uscita del presidente della commissione Ue José Barroso), visto che la Merkel ha detto che «dobbiamo essere pronti a cedere competenze nazionali se vogliamo un controllo internazionale del sistema bancario in Europa. Ma bisogna essere sicuri che il controllo sia obiettivo», ha aggiunto. E come per chiarire il concetto che nell'Europa alla tedesca non ci sono mai «pasti gratis», spiega che il prestito alla Spagna per le sue banche avrà delle condizioni: «Ci saranno condizioni per il prestito spagnolo, che riguardano il risanamento del sistema bancario nazionale. Ma sono sicuramente diverse dalla condizioni poste per il salvataggio delle finanze pubbliche di un Paese». Cioè fine delle pressioni dei politici locali sulle Casse di risparmio.
«Dopo la crisi finanziaria - ha spiegato Merkel - abbiamo creato un'istituzione europea, l'Eba, per rappresentare le authority di vigilanza nazionali. Poi è arrivato lo stress-test per le banche, condotto dalle authority nazionali, che hanno però capito male il proprio compito e minimizzato i problemi per questioni di orgoglio nazionale». Per questo «prima che si concludesse la fase di ricapitalizzazione delle banche dopo lo stress-test dell'Eba - ha aggiunto il cancelliere - si è capito che il test spagnolo non è stato stato condotto correttamente. Come si può avere fiducia in queste condizioni?», si è chiesta Merkel.
Nessun accenno invece al secondo punto del dibattito, cioè la garanzia dei depositi bancari in chiave europea né all'accesso diretto al Fondo salva-Stati da parte degli istituti di credito, elementi ancora più strategici forse lasciati alle trattative prima del Consiglio del 28-29 giugno.
Terzo punto, l'unificazione dei debiti pubblici europei. Riguardo alla strada da seguire per uscire dalla crisi, la Merkel ha spiegato che se si vuole avere una condivisione delle perdite, allora si deve avere una condivisione dei meccanismi di controllo, cioè maggior controllo sui bilanci statali a livello europeo.
La discussione sugli eurobond «ci porta fuori strada. Non abbiamo nemmeno bond comuni tra i Laender e lo Stato tedesco. Neppure in America ci sono gli Americabond». Insomma chiusura totale, ma questo fa parte della tattica interna.
Infine non è mancata una stoccata alla Lagarde. «Il cancelliere Merkel ha sempre detto che siamo di fronte a un percorso fatto di più passi e arriveremo al G20 dopo aver già fatto molto», ha fatto sapere una fonte governativa a Berlino, commentando l'allarme lanciato da Christine Lagarde, il direttore generale dell'Fmi, sul fatto che «l'Eurozona ha tre mesi per salvarsi». Insomma, l'Fmi tenga la bocca chiusa e parli solo quando gli viene richiesto da chi paga il conto.
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