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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2012 alle ore 14:07.

La festa per la promozione in serie B dei giocatori della Pro Vercelli. (Space24)La festa per la promozione in serie B dei giocatori della Pro Vercelli. (Space24)

C'era una volta una squadra che quando scendeva in campo metteva i brividi pure alle grandi. Vinceva e convinceva, per quasi tre lustri ha dettato legge nel calcio italiano mettendo da parte 7 scudetti e un numero imprecisato di ricordi da consegnare alla storia. Erano i tempi delle foto in bianco e nero, della maturità e dell'orgoglio che andavano rappresentati come valori assoluti e imprescindibili, del gioco che significava divertimento e poco altro.

Erano i tempi della Pro Vercelli, che domenica scorsa ha vinto gli spareggi promozione ed è tornata nel calcio che conta dopo quasi 70 anni di buio nelle categorie inferiori. Fra qualche mese, sarà al via del campionato di Serie B con un'altra grande nobile decaduta del calcio che fu, il Novara, retrocesso dopo una stagione di gloria in Serie A.

Il primo scudetto arrivò nel 1908. Quattro le squadre partecipanti al campionato a girone unico con partite di andata e ritorno. Con la Pro, Juventus, Us Milanese e Andrea Doria. La Federazione disse no alle iscrizioni di Genoa, Milan e Torino, perché voleva in campo soltanto giocatori italiani. Eccoli i nomi della squadra campione: Innocenti, Salvaneschi, Celoria, Ara, Milano I, Leone, Romussi, Bertinetti, Fresia, Visconti, Rampini I.

L'ultimo titolo arrivò nel 1922, altra logiche, altri numeri, altri drammi. Due campionati in uno. Lega Nord e Lega Sud, nessun riferimento politico e men che meno secessionista. Una cinquantina le formazioni in corsa, lotta vera. La Pro sbaraglia la concorrenza del Genoa nella doppia finale per eleggere la vincente della Lega Nord e si ritrova nella finale scudetto la Fortitudo, che strapazza due volte, 3 a 0 e 5 a 2.

In campo, a celebrare il settimo acuto, che a quel tempo significava volare in alto tra le grandissime d'Italia (anche il Genoa era fermo a quota 7), giocatori che si fecero valere anche con la maglia azzurra della Nazionale. Eccola la formazione vincente: Curti; Rosetta, Bossola; Milano IV, Parodi, Perino; Ceria, Ardissone, Gay, Rampini II, Borello.

Dal trionfo alla polvere in dieci anni o poco più. Negli anni Trenta comincia la lenta discesa della Pro Vercelli nelle categorie meno prestigiose del calcio di casa nostra. Non prima però di aver regalato alle platee degli appassionati il talento di uno dei più grandi calciatori di sempre del pallone italiano, Silvio Piola, che debuttò sedicenne in Serie A proprio con la maglia bianca della Pro. 4 presenze il primo anno, stagione 1929-30, quindi titolare da quello successivo a furia di gol. Ne segnerà 51 in 127 presenze ufficiali. Un fuoriclasse, un bomber di razza, un killer dell'aria di rigore. Protagonista in campionato, ma anche e soprattutto in Nazionale, con la quale vinse i Mondiali del 1938.

Dopo l'esperienza nella Pro, giocò nella Lazio, quindi nel Torino, nella Juventus, e infine nel Novara. Per un tabellino che ha bisogno di commenti: 332 reti in 619 partite. Vercelli e Novara hanno dedicato alla sua memoria il proprio stadio sociale. Un gesto per ringraziare il destino.

A proposito di stadio. La Pro Vercelli di oggi, neopromossa in serie B, deve sistemare il proprio impianto prima di giocarsi la chance che vale il ritorno nei piani alti del calcio italiano. Il presidente Massimo Secondo conta sul comune della città piemontese per aggiornare le strutture secondo le norme di sicurezza previste dalla legge. I lavori dovrebbero partire nei prossimi giorni per terminare prima del calcio d'inizio di fine agosto. Se così non fosse, la Pro potrebbe chiedere ospitalità alle società confinanti. Novara su tutte. Dal Piola al Piola, per strizzare l'occhio alla memoria del calciatore, meglio, dell'uomo, che nella provincia del calcio piemontese è diventato leggenda.

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