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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2012 alle ore 09:24.

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Si era sentita male il 30 maggio scorso, a Scortichino nel ferrarese dove era tornata a casa dei genitori dopo l'ultima scossa del 29 che l'aveva colta a Finale Emilia dove viveva, un arresto cardiaco improvviso che aveva schiantato in un attimo il suo sogno di diventare mamma. Era entrata in coma e a niente erano valsi i primi tentativi di rianimarla. È la storia più triste del terremoto d'Emilia, quella di Martina Aldi, 38 anni e una gravidanza iniziata da pochi mesi. Morto il suo bambino e ieri nel tardo pomeriggio, dopo 12 giorni in rianimazione all'ospedale di Baggiovara, morta lei. Forse sotto choc, Martina si era fatta accompagnare al pronto soccorso già la sera del 29, diceva di non sentirsi bene, ma dai controlli non era risultato niente di strano. Nemmeno 24 ore dopo, l'arresto cardiaco. Non è possibile accertare se il malore che l'ha colta sia riconducibile direttamente al sisma, allo stress psicofisico che la scossa delle 9 di mattina del 29 maggio le ha provocato. Così come, al momento, non è possibile capire se Martina Aldi fosse affetta da una patologia, latente ma pregressa. È probabile comunque che il mistero di questa storia triste non possa venire sciolto nemmeno dall'autopsia: la donna desiderava che i suoi organi fossero donati e l'espianto è pratica spesso incompatibile con quella degli accertament post mortem.
Il bilancio delle vittime di questo terremoto sale così a 27, o forse, visto che Martina aspettava un bambino, 28.

La notizia della morte della donna è la prima che accoglie all'alba gli sfollati delle tendopoli: quasi tutti svegli, in realtà a causa della scossa di magnitudo 4.3 che è stata registrata alle 3.48 della scorsa notte
Ancora una volta l'epicentro è stato individuato tra Carpi, Novi, Reggiolo, Rolo e Moglia: più ad ovest rispetto alle scosse del 20 e del 29 maggio. Al momento sembra che il fenomeno sismico non abbia provocato danni a persone o edifici, il 38% dei quali, secondo i primi rilievi, risultano talmente danneggiati da essere stati dichiarati inagibili.

«È tutto normale, tutto prevedibile - spiegano dalla Protezione Civile - non c'è niente di strano. La memoria storica narra di scosse registrate per mesi, alcune anche più intense di altre. È importante che le persone lo sappiano, anche per evitare che si allarmino ancora di più. Uno sciame sismico è destinato a durare a lungo: questo è certo. Non si può stabilire per quanto tempo, ma l'energia imprigionata nel sottosuolo deve trovare uno sfogo ed esaurirsi. Ci vorrà tempo». Per quanto, con la terra ballerina sotto i piedi, difficile ad accettarsi la realtà è questa. Angosciosa, ma non la si può cambiare. D'altra parte il messaggio che arriva dalla Protezione Civile può essere letto anche in maniera tranquillizzante: non c'è niente di straordinario è tutto normale e in qualche misura prevedibile.
Nella notte, comunque, le scosse registrate sono state 8, tutte di minore entità rispetto a quella delle 3.48, avvertita anche a Bologna e a Padova.

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