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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2012 alle ore 11:56.

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Thiago Silva (Ansa)Thiago Silva (Ansa)

"Parigi val bene una messa". Pare che Enrico IV re di Francia consegnasse alla storia questa frase quando decise di abbracciare la religione cattolica per mantenere la corona. Un po' come potrebbe fare il Milan nelle prossime ore, consegnando nelle mani del Paris Saint Germain - squadra parigina pilotata da due ex rossoneri, il diesse Leonardo e l'allenatore Ancelotti - il difensore brasiliano Thiago Silva, uno dei migliori centrali al mondo.

In cambio di denaro, evidentemente, tanto denaro: 40 millioni di euro dice la stampa francese, che ieri dava l'affare per fatto. Una cifra che entrerebbe nella storia del pallone. Mai nessun difensore è stato infatti pagato così tanto.

Adriano Galliani, deus ex machina del Milan, non ha voluto commentare la notizia che arriva dalla Francia. E il silenzio in questi casi vale molto di più di una conferma. Perché se fino a qualche giorno fa Thiago Silva faceva parte di quella ristretta cerchia di giocatori rossoneri bollati come "incedibili" dallo stesso numero 2 della squadra rossonera, ora le cose sembrano cambiate. E le ragioni sono sotto gli occhi di tutti. E raggiungono il numero esorbitante di 40 milioni di euro. Una somma che farebbe cadere nel dubbio qualsiasi società al mondo, perché capace di rivoluzionare le logiche del mercato e regalare una boccata di ossigeno al bilancio.

Con la cessione del 28enne giocatore brasiliano, che in tre stagioni con la maglia del Milan ha dimostrato di possedere una classe e un talento da primo della classe, il club del presidente Berlusconi potrebbe permettersi l'acquisto di un paio di ottimi elementi da sistemare nelle zone del campo che al momento sembrano meno coperte. Per la difesa si fanno già i nomi di Silvestre, ex Catania, di Acerbi del Chievo e di Ogbonna del Torino. Ma anche di Dedè del Vasco de Gama, centrale che fra qualche anno potrebbe giocare nella nazionale carioca proprio al posto di Thiago Silva. Al Milan dovranno trovare il modo di sostituire anche Nesta, in partenza per gli Usa, ma l'impresa non appare tra le più facili. Perché i fuoriclasse, quelli veri, sono merce rara. E Thiago Silva e Nesta lo sono, senza dubbio alcuno.

Come si diceva, a Parigi danno l'affare già per concluso. Mancherebbe soltanto la firma, che potrebbe arrivare in giornata dopo le visite mediche di routine che il brasiliano dovrà sostenere per dimostrare di essere integro fisicamente. Leonardo ha alzato il tiro. Voleva fortissimamente l'ex giocatore del Fluminense e ha chiesto agli sceicchi del Psg di avallare l'acquisto con un investimento faraonico, anche per lo stipendio del giocatore. Che secondo quanto si legge sulla stampa francese dovrebbe aggirarsi intorno ai 10 milioni di euro a stagione. Roba da top player, insomma, da fenomeno. Alla stregua dei big del calcio internazionale, da Ibrahimovic a Messi, passando per Ronaldo e Beckham.

Tuttavia, vale la pena ricordare che senza l'ok di Berlusconi l'operazione non si chiude. E il presidente non ha alcuna intenzione di smantellare la squadra, tutt'altro. A gennaio intervenne per bloccare il trasferimento di Pato proprio al Psg. È bastata una sua telefonata per mettere fine a settimane di voci, strette di mano e riunioni fiume. Potrebbe accadere lo stesso per Thiago Silva, non resta che aspettare. Certo, l'uscita del brasiliano dovrebbe garantire la permanenza in rossonero dell'altro gioiello di famiglia, lo svedese Ibrahimovic, che nelle scorse settimane aveva lasciato intendere che sarebbe rimasto a Milano se si fossero create le condizioni per vincere. La partenza di Thiago Silva non va sicuramente in questa direzione, ma il mercato è lungo e regalerà senz'altro altre sorprese. Come dire, Ibra può attendere.

Intanto, è ormai evidente la strategia della premiata ditta Leonardo & Ancelotti: costruire a Parigi una colonia di "italiani" in terra di Francia. Dopo Sirigu, Thiago Motta, Pastore e Lavezzi, potrebbe essere la volta del difensore che ha convinto tutti. Cinque giocatori su 11, quasi un'abitudine. «La Serie A è nostra portata perché sono in difficoltà», aveva dichiarato Leonardo un anno fa dopo aver concluso l'affare Pastore. Come dargli torto. L'economia del nostro Paese va a rotoli e il mondo del calcio non se la passa bene da tempo. Servirebbe uno sceicco, meglio due, per risollevare i conti dei club in crisi. Parigi insegna.

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