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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 06:40.

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ROMA
La partita più difficile per il senatore ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, comincia ora. Ieri il sì all'arresto della giunta per le autorizzazioni a procedere di palazzo Madama era prevedibile. Ma con 13 voti favorevoli, due astenuti e quattro contrari l'esito della commissione rischia di essere l'anteprima della decisione dell'aula dei senatori.
Lo stesso presidente della giunta, Marco Follini, ha già detto che chiederà all'assemblea del Senato di autorizzare l'arresto di Lusi: «Sono garantista per antica convinzione, in questo caso garantire i diritti di tutti e garantire le istituzioni vuol dire prima di tutto evitare ogni forma di impunità». «La giustizia farà il suo corso» commenta Francesco Rutelli (Api). «Era un esito atteso. Non mi aspettavo che la giunta votasse contro l'arresto» confessa il senatore indagato. Lusi può sperare di evitare in extremis il carcere soltanto in un caso: il voto a scrutinio segreto. Al contrario è molto improbabile che l'assemblea ribalti la pronuncia della giunta. Sta ora alla conferenza dei capigruppo mettere in calendario il voto su Lusi: secondo Follini potrebbe accadere molto presto. Nessuno, tuttavia, per ora si azzarda a ipotizzare la richiesta di votazione segreta, anzi.
La capogruppo del partito democratico, Anna Finocchiaro avverte: in aula il voto dovrà essere «assolutamente trasparente. Sarebbe inaccettabile una richiesta di voto segreto o qualunque giochetto». Il senatore pidiellino Ferruccio Saro, relatore in giunta che si è vista bocciata ieri la proposta di non autorizzare l'arresto, sostiene che non lo proporrà. Il capogruppo pdl in giunta, Alberto Balboni, dice «assolutamente no» di fronte a questa ipotesi. «In aula indicheremo ai senatori del Pdl di esprimere il proprio voto in base alla libera coscienza personale» annunciano intanto il capogruppo e il vice Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Al momento, dunque, l'unica via di fuga di Lusi dalla prospettiva di finire in carcere sembra improponibile. Ma occorre attendere finché i giochi non si saranno chiusi del tutto. Intanto per sabato prossimo è stata convocata l'ultima assemblea della Margherita. All'ordine del giorno della riunione ci sarà la chiusura del bilancio di Dl, occasione in cui si dovrà anche individuare la destinazione del residuo attivo del bilancio. «Lì finisce tutto» sottolinea Rutelli. Un'assemblea con tanto di strascico polemico tra gli ex. L'avvocato della Margherita, Salvatore Patti, dice che «Renzo Lusetti e gli altri ex Dl non sono stati convocati alla prossima assemblea federale proprio perché - come essi stessi dichiarano - si tratta di ex associati». «Io ed i miei colleghi non siamo mai decaduti da componenti dell'assemblea federale della Margherita. Né esiste alcuna deliberazione in tal senso» replica Lusetti.
Ieri, poi, alla Camera dei deputati la giunta per le autorizzazioni a procedere ha detto sì alla richiesta dei magistrati di utilizzare le intercettazioni che coinvolgono l'ex coordinatore del Pdl Denis Verdini. Hanno votato contro i suoi colleghi di partito. L'indagine della Procura della Repubblica di Roma che vede coinvolto Verdini riguarda il concorso in corruzione di diversi soggetti tra cui i dirigenti ministeriali Angelo Balducci e Fabio De Santis (in qualità di pubblici ufficiali operanti presso il dipartimento Turismo della Presidenza del Consiglio), Francesco De Vito Piscicelli e Riccardo Fusi.
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