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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 06:40.
ROMA
Per ora l'unico dato certo è una data. La commissione di Vigilanza sulla Rai ha fissato per il 21 giugno il voto dei sette componenti del consiglio di amministrazione di sua competenza. Cosa possa venir fuori resta invece un mistero per gli stessi partiti.
Il Governo ha fatto le sue mosse e ora la palla è in mano al Parlamento. L'ufficio di presidenza, su proposta di Sergio Zavoli, ha scelto di dare più tempo per l'esame dei «numerosi curricula sulla base della loro corrispondenza ai requisiti di legge». Il nuovo termine è arrivato dopo una discussione durante la quale il Pdl aveva chiesto di far slittare l'apertura del seggio alla settimana successiva, che si apre il 25. Accordo anche nel rinviare la scadenza per la ricezione dei curricula a lunedì 18 giugno alle 21.
Finora sono 36 le autocandidature giunte a destinazione, soprattutto da parte di professionisti legati alla Rai o di professori universitari: fra questi risaltano i nomi di Michele Santoro, Carlo Freccero, Massimo Liofredi, Franco Scaglia, Marco Marsili, Rubens Esposito, Renato Parascandalo, Sabino Acquaviva, Luciano Canfora e Giovanni Sabbatucci. In molti sperano che i profili delle autocandidature possano aiutare soprattutto il Pd a uscire dal vicolo cieco in cui sembra essersi cacciato. Il presidente Zavoli si augura che questa modalità operativa «contribuisca a creare le condizioni per risolvere, nell'attuale congiuntura che investe la Rai, una questione che incide sulla vita civile e culturale della nostra democrazia repubblicana». L'arroccamento di Bersani, contrario a un ruolo attivo nella designazione dei membri dell'organismo di vertice della tv pubblica, sta infatti diventando sempre più un problema per lo stesso partito. Ai piani alti del Nazareno sono in corso manovre per trovare «una soluzione che salvi capra e cavoli», come spiega un autorevole esponente vicino al segretario. Va bene il rifiuto dell'attuale formula di governance della Rai, si ragiona, ma «non possiamo correre il rischio con il nostro atteggiamento di danneggiare l'azienda».
Dal fronte Pdl si attendono gli eventi. «Valuteremo i curricula pervenuti e quelli che perverranno», assicura il capogruppo in commissione Alessio Butti. Ma boccia l'idea lanciata da Casini – e appoggiata da una parte del Pd – che tutto il cda venga indicato dal Governo. Anche Enzo Carra (Udc) e Pancho Pardi (Idv) guardano con favore alla scelta via curricula. A patto però, precisa Pardi, «che funzioni davvero e che i partiti non decidano di spartirsi la torta prima, come accaduto recentemente per le nomine di Agcom e Garante della privacy».
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