Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2012 alle ore 07:22.

My24
Francesco BelsitoFrancesco Belsito

REGGIO CALABRIA - Dieci fogli A4 zeppi di numeri di conti correnti in giro per l'Italia (prevalentemente in Lombardia e Liguria) e all'estero (soprattutto Lugano) che per la Procura di Reggio Calabria sono direttamente o indirettamente riconducibili alla Lega e al suo ex tesoriere Francesco Belsito. Secondo le prime e parziali ricostruzioni i conti correnti sarebbero centinaia e avrebbero movimentato tra il 2010 e il 2011 circa il doppio dei 22 milioni di rimborsi elettorali messi a bilancio 2010 dalla Lega.

Lunedì scorso quei fogli sono transitati sul tavolo del pm di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo che, dopo aver acceso la miccia dell'indagine con le Procure di Milano e Napoli, sta lavorando incredibilmente da solo sul filone calabrese, il più ricco e quello che sta mirando al cuore degli intrecci tra politica, imprenditoria collusa e cosche.

La discrepanza tra le somme in bilancio e quelle nei conti appare così elevata che Lombardo non terrà quei dieci fogli A4 ma li spedirà nei prossimi giorni alla Banca d'Italia, la cui Unità di informazione finanziaria (Uif) sarà chiamata a ricostruire il flusso dei movimenti in Italia e all'estero. Si tratterà – verosimilmente – di un primo invio di documentazione perché la Dia non ha terminato l'analisi.

L'analisi delle somme depositate nei conti correnti è necessaria per molte ragioni. La prima è ricostruire – al netto dei rimborsi elettorali – quali risorse siano confluite in quei conti ma – soprattutto – chi li abbia versati. Va, in altre parole, ricostruita la "filiera". L'ipotesi investigativa infatti – e siamo alla seconda ragione - è che nella "catena" siano confluiti soldi di prestanome della cosca De Stefano di Reggio Calabria ma anche – e questa è una novità – anche capitali, pronti per essere riciclati, delle cosche calabresi liguri legate da un cordone ombelicale a quelle di Reggio Calabria e della Piana di Gioia Tauro (per questo insospettiscono tutti quei conti in Liguria) e dalla famiglia mafiosa Rinzivillo di Gela (Caltanissetta). Non è un caso che su quest'ultimo filone la Procura nissena abbia aperto un fascicolo. A fare da collante per le mafie siciliane e calabresi, decine di faccendieri che operano in Svizzera – legati verosimilmente a una doppia cabina di regia genovese e milanese fatta di insospettabili e professionisti – pronti a dissimulare capitali e investirli soprattutto grazie a operazioni estero su estero.

L'ipotesi investigativa diventa in queste ore sempre più concreta perché una parte dei soldi sarebbero stati investiti in Francia in operazioni immobiliari. E quest'ultima è la terza ragione per la quale ricostruire la filiera dei movimenti appare vitale. L'ex segretario della Lega Umberto Bossi sarà probabilmente interrogato a Reggio Calabria ma quel che sta emergendo è che nulla sapesse delle manovre oscure che si celerebbero secondo la Procura di Reggio dietro quei conti correnti.

La puzza di bruciato sui movimenti riconducibili direttamente o indirettamente a Belsito e alla Lega Nord è avvalorata dagli interrogatori dei banchieri in corso. Due giorni fa è stato il turno di Banca Aletti che ha ribadito come presso i propri uffici ci fossero solo ed esclusivamente conti ufficiali del movimento politico ma nei giorni scorsi sono emerse altre verità. Più di un dirigente bancario ha ammesso l'"anomalia dei conti" di Belsito a partire dal 2011 e ha fatto mettere a verbale del pm Lombardo di avere segnalato le operazioni come sospette di riciclaggio all'Uif. E questa è la quarta ragione per la quale quei 10 fogli saranno nei prossimi giorni sulle scrivanie dell'Uif. La Procura vuole sapere se le segnalazioni di operazioni sospette siano state fatte prima o dopo le anticipazioni sull'indagine giudiziaria, fatta l'8 gennaio dal Secolo XIX. La differenza non è di poco conto (corrente).

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi