Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2012 alle ore 09:37.

My24
Alexis Tsipras (Epa)Alexis Tsipras (Epa)

Alla vigilia del voto che può mandare in recessione il mondo, Alex Tsipras, leader di Syriza, la sinistra radicale che potrebbe anche vincere le elezioni di domani in Grecia, arriva sul palco del comizio a piazza Omonia ad Atene come una stella del rock tra le note di Bruce Springsteen e in mezzo a ventimila fans. È sudato, senza cravatta e arringa la folla, in maggioranza giovani come lui e quindi disoccupati al 50%, con un magnetismo da leader consumato. Finito il discorso, esce di scena ma la folla lo richiama: torna sul palco e scandisce la parola d'ordine: ricostruiremo la Grecia, cambieremo l'Europa. Un boato lo acclama. Hugo Chavez ha mandato un emissario speciale per l'occasione.

Poi passa ai contenuti. Una moratoria nel pagamento di tutti gli interessi sui prestiti e un nuovo taglio del debito pubblico greco dopo la ristrutturazione da 100 miliardi di euro. Questa è la richiesta segreta che Syriza, il partito della sinistra radicale, farebbe alla Ue se dovesse vincere le elezioni politiche domenica.

Syriza, guidata da Alexis Tsipras, la stella emergente nel panorama politico greco, ha pronte le richieste di rinegoziare il Memorandum con la troika composta da Ue, Fmi e Bce se domenica sera dovesse vincere le elezioni passando dal 4,6% dei voti delle elezioni del 2009 al 16,78% di maggio al balzo definitivo verso il primo partito di Grecia.

«Nessun atto unilaterale – ha promesso il pragmatico Tsipras, 37 anni, sempre rigorosamente senza cravatta, nel corso di un incontro a porte chiuse con gli ambasciatori Ue tenutosi ad Atene – e soprattutto nessuna uscita dall'euro né tantomeno dalla Nato. Solo una rinegoziazione del Memorandum considerata una terapia che sta uccidendo il malato».

Promesse da marinaio? Nessuno sa rispondere. Di sicuro Tsipras è un abile surfista che sta cavalcando l'onda lunga dello scontento contro i due maggiori partiti storici del Paese, il conservatore Nea Dimokratia e il socialista Pasok, accusati di essersi spartiti il potere dal 1974, anno della caduta della dittatura dei colonnelli, e di aver condotto con le loro politiche clientelari al baratro il Paese. Tsipras, dopo aver raccolto il voto dello scontento, soprattutto intercettando quello giovanile (al 50% disoccupati) ora sta facendo una sterzata al centro per raccogliere anche i voti dei moderati scontenti dei vecchi partiti che hanno abbracciato la via dell'austerity senza però intaccare i privilegi delle corporazioni, dei grandi commmis di stato, delle clientele pubbliche.

L'accusa è di aver colpito pensionati e lavoratori a reddito fisso, i più deboli politicamente senza intaccare i grandi evasori o i dipendenti privilegiati delle aziende di Stato. Il programma economico di Syriza, stilato dall'economista Giannis Dragasakis (famoso per la frase: «l'economia greca è come un'auto in discesa senza freni») e forse da Kostas Laliotios, ex ministro dei Lavori pubblici di Andreas Papandreou, è diventato in un mese molto meno radicale e più pragmatico.

Ora Syriza chiede di ridurre (non più abolire) le esenzioni fiscali concesse agli armatori e previste nella Costituzione; di incrementare la lotta all'evasione fiscale che viaggia al 20% del Pil, di incrociare i dati degli imprenditori che hanno dichiarato fallimento in patria con gli acquisti di case all'estero, soprattutto a Londra; di aumentare la pressione fiscale dell'1% del Pil all'anno e di bloccare il taglio delle spese sociali per istruzione e sanità. Svolta pragmatica anche sulle banche dove non si parla più di nazionalizzazione, si è favorevoli alla loro ricapitalizzazione per 48 miliardi di euro ma prevedendo distribuzione di azioni per il Tesoro con diritto di voto e non più semplici azioni privilegiate come preferito dalla troika.

Infine si tornerebbe ad aumentare, per sostenere la domanda interna, i salari minimi precedentemente ridotti e si rivitalizzerebbe la contrattazione collettiva di settore, oggi abolita a favore dei contratti individuali. Anche il piano di privatizzazioni da 50 miliardi subirebbe uno stop e anzi, si nazionalizzerebbero i traghetti per le 150 isole abitate del Paese e si trasformerebbe l'ex aeroporto Hellenikos in un parco pubblico. Congelati anche i 150mila licenziamenti degli statali. Giorgios Papandreous, ex premier socialista, e Antonis Samaras, presidente di Nea Dimokratia, il partito conservatore che contende a Syriza il primato al voto di domenica, non credono alle promesse di Tsipras accusandolo di essere «un populista di sinistra», un demagogo che porterà il Paese fuori dall'euro. Domenica la risposta dei greci, in un voto decisivo per l'Eurozona.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi