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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2012 alle ore 09:35.

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Giorgio Squinzi (Ansa)Giorgio Squinzi (Ansa)

ROMA - Il decreto approvato in consiglio dei ministri contiene «provvedimenti utili alla crescita». Dopo averlo aspettato e sollecitato, da Confindustria arriva un giudizio sostanzialmente positivo sulle decisioni del governo per reagire alla recessione. Ed auspica che l'iter di approvazione sia «rapido» e diventi occasione di confronto con le parti sociali «sulle priorità per la competitività del sistema economico». Bisogna comunque andare avanti, prendendo «a breve» altre misure «attese e fondamentali per la crescita», come il credito d'imposta per la ricerca e l'elevazione del tetto per le compensazioni fra crediti e debiti fiscali.

La Confederazione degli industriali ha messo nero su bianco ieri sera un comunicato, dopo aver analizzato il testo del provvedimento uscito dal consiglio dei ministri. A piacere agli imprenditori sono in particolare le misure in materia di infrastrutture, di project bonds, di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici. Strumenti che dovrebbero avere l'effetto di rilanciare l'edilizia, un fattore su cui il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nei giorni scorsi si è spesso soffermato, sottolineando un calo del 30% del mercato. Sono «rilevanti», secondo la nota di Confindustria, anche le misure per un migliore sfruttamento delle risorse energetiche nazionali.

Novità che ieri sono state apprezzate anche dall'Ance, l'associazione dei costruttori edili: «Sono un percorso virtuoso, un segnale concreto di svolta per la crescita e il sostegno non solo del settore delle costruzioni ma di tutta l'economia», ha detto il presidente, Paolo Buzzetti, soffermandosi sul piano città. Nella nota di Confindustria si allarga il raggio anche all'apprezzamento delle misure in materia di finanza d'impresa, «soprattutto negli aspetti che riguardano la gestione delle crisi e le procedure di semplificazione, oltre che della srl semplificata». Va nella strada giusta anche l'istituzione dell'Agenzia per l'Italia Digitale, «un passaggio cruciale» per realizzare gli obiettivi Ue sullo sviluppo digitale e per la competitività di tutto il paese. «Importanti» anche gli interventi per ridurre i tempi della giustizia civile.

Ma Confindustria sollecita che «a breve» siano prese altre misure: il credito d'imposta per la ricerca, che «rappresenta uno strumento essenziale per lo sviluppo e la competitività delle imprese», l'elevazione del tetto per le compensazioni tra crediti e debiti fiscali. Non solo: secondo Confindustria è fondamentale che le misure per l'internazionalizzazione abbiano risorse certe, stabili nel tempo e accessibili da parte dei soggetti che operano sul territorio, a sostegno delle imprese. «A questo fine - continua la nota - va vista positivamente la decisione di valorizzare e dismettere il patrimonio pubblico». Anche da parte di Rete Imprese Italia (commercianti e artigiani) il decreto è «un primo passo nella direzione giusta», però servono «tempi e risorse certe» e anche «nuovi interventi per ridurre la pressione fiscale e sostenere gli investimenti, per dare un segnale di fiducia in questa fase di recessione e incertezze internazionali».

L'Italia si deve muovere, ma anche l'Europa deve fare la propria parte. Domenica, con le elezioni in Grecia, sarà una giornata determinante per il futuro dell'euro: «Mi auguro che arrivi il segnale che Atene voglia rimanere nella Ue e che dal summit del 28 giugno dai governanti europei arrivi un messaggio forte verso un'Europa più integrata, più coesa, contro la speculazione finanziaria», aveva detto in mattinata Squinzi, parlando all'Assobeton, l'associazione nazionale delle industrie e manufatti cementizi. «In questo momento - ha aggiunto il presidente di Confindustria - la speculazione finanziaria è incontenibile in mancanza di segnali politici forti. Dobbiamo fare un salto di qualità e diventare gli Stati Uniti d'Europa. L'unico modo per andare oltre». Tanto più che l'Italia rischia di essere l'obiettivo principale.

Sono anni «cruciali per la nostra sopravvivenza e il rilancio dell'economia», ha continuato Squinzi, convinto che avrà quattro anni, da presidente di Confindustria, più difficili di Emma Marcegaglia. Tra le questioni sul tavolo, il credito, ma no a conflitti con le banche: «C'è un ottimo rapporto quotidiano tra banche e imprese, hanno gli stessi obiettivi. Non sono d'accordo nel portare le banche in Confindustria, ma dobbiamo collaborare». Fine ultimo creare occupazione: «Difendere i livelli di occupazione non è semplice. È sotto gli occhi di tutti la drastica riduzione dei consumi interni».

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