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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2012 alle ore 14:24.

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«Nicole Minetti fece uno spettacolo al palo della lap dance e rimase nuda, solo con le scarpe con diamantini argentati, e poi si mise a ballare vicino a Berlusconi, toccava e si faceva toccare come le altre». La scena a luci rosse è stata descritta, davanti ai giudici milanesi, da Ambra Battilana, ex miss Piemonte e la prima ragazza parte civile a parlare come teste nel corso del processo sul caso Ruby a carico di Emilio Fede, di Lele Mora e della stessa consigliera regionale, la quale, seduta a fianco ai suoi legali, ascoltava la deposizione.

Ambra, 20 anni, che era presente ad una serata ad Arcore nella villa di Silvio Berlusconi nell'agosto del 2010, è una delle cinque ragazze - assieme a Chiara Danese, Imane Fadil, Barbara Guerra e Iris Berardi - parte civile nel dibattimento, perchè lamenta di aver subito danni morali e di immagine per essere stata accostata «a una escort, ad una prostituta».

«Quella sera - ha raccontato Battilana - ho visto contatti fisici, ho visto Silvio Berlusconi ed Emilio Fede nella sala del bunga-bunga che si facevano toccare nelle parti intime da ragazze nude e queste ragazze che si facevano toccare il seno e il sedere». Poco prima, invece, nel corso della cena, ha spiegato ancora, Berlusconi si era fatto portare la «statuetta di Priapo»: era un «omino di legno con sopra una botte,
togliendo la botte rimaneva questo omino con un pene sproporzionato rispetto al resto della statuina».

Le ragazze, tra cui «Roberta Bonasia, simulavano un rapporto orale con questa statuetta». A un certo punto, ha raccontato ancora, «Berlusconi ci appoggiò le mani sul sedere, un palpeggiamento come per aiutarci, a suo modo, a salire le scale». Battilana si è anche messa a piangere in aula, quando uno dei difensori, in contro-esame, ha fatto riferimento ad una sua denuncia per violenza sessuale nei confronti di un uomo anziano che lei avrebbe conosciuto quando era minorenne, chiedendo alla giovane se avesse ricevuto 2 mila euro da quell'uomo.

Il modello
«Ruby mi ha offerto 4 mila euro a settimana perchè avessi rapporti sessuali con lei, era lei che voleva pagare me, ma io non le credevo, non credevo a niente di quello che diceva». Lo ha raccontato Antonio Passaro, modello e avvocato, testimoniando in Tribunale a Milano nel processo sul caso Ruby che vede imputati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, la quale anche oggi, come nella scorsa udienza, è
presente in aula.

I pm Antonio Sangermano e Pietro Forno non sono rimasti per nulla soddisfatti delle risposte che Passaro ha dato davanti ai giudici della quinta sezione penale (presidente del collegio Annamaria Gatto), tanto che a un certo punto dell'esame, rivolti al teste, hanno esclamato: «Poi faremo le nostre valutazioni sulle sue dichiarazioni». Lasciando intendere, quindi, che le parole dette in aula dal modello potrebbero essere anche
valutate come qualcosa di molto vicino alla falsa testimonianza.

In particolare, il modello, quando il pm Sangermano gli contestava un'intercettazione del settembre 2010 in cui Ruby parlava con lui di 'Papì e diceva 'lei è la pupilla (Noemi, ndr), io sono il c...', ha spiegato che quelle cose lui le conosceva perchè erano già finite sulla stampa. In realtà, le
prime notizie sul caso Ruby uscirono nell'ottobre successivo. Passaro ha raccontato anche che la giovane marocchina gli aveva parlato di «Lele Mora, perchè la figlia di lui la aiutava» e di una «cena con Fede nel principato di Monaco» e «mai di Nicole Minetti, invece».

La marocchina, ha aggiunto, «non mi ha mai detto che faceva la prostituta e non mi ha mai parlato di Berlusconi». Intanto, l'avvocato Stefano Castrale ha fatto anche sapere ai giudici che Chiara Danese, ex miss Piemonte e parte civile nel processo, «non si è potuta presentare a testimoniare oggi, perchè finalmente dopo un anno», da quando lo 'scandalò è scoppiato, «ha trovato lavoro».

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