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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2012 alle ore 16:59.

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Il presidente filippino,  Benigno S. Aquino III (Afp)Il presidente filippino,  Benigno S. Aquino III (Afp)

Le Filippine vogliono armi italiane per rafforzare il loro dispositivo militare e far fronte alla crescente penetrazione cinese nel Pacifico. La visita del ministro della Difesa Giampaolo Di Paola a Manila (che ha fatto seguito a quella del suo omologo filippino Gazmin, a Roma nel gennaio scorso) ha rafforzato «la cooperazione nel settore della Difesa» come recita un comunicato apparso sul sito www.difesa.it. «Nel corso dei colloqui, sono state affrontate tematiche relative alla collaborazione tra i due Paesi nel settore dell’industria»  riferisce la nota senza entrare nei dettagli che invece vengono ampliamente trattati dalla stampa di Manila e cinese.

Di Paola ha incontrato anche il generale Jessie Dellosa alla testa delle forze armate e il presidente filippino,  Benigno S. Aquino III, che ha parlato di «forgiare una forte cooperazione militare tra i due Paesi» nell’ambito di un accordo teso ad accelerare le forniture militari italiane a Manila. Aquino ha confermato l’interesse ad acquistare radar per il controllo costiero, aerei cargo tattici C-27J, velivoli da pattugliamento marittimo ATR-72MP e aerei da combattimento ma Il Sole 24 Ore aveva segnalato a inizio giugno l’interesse di Manila ad acquistare anche pattugliatori e fregate lanciamissili di imminente radiazione dai ranghi della nostra Marina.

Le forze armate filippine sono già clienti dell’industria italiana dalla quale ha acquistato gli addestratori avanzati Alenia Aermacchi S-211e 18 addestratori  basici SF 260 anche in versione antiguerriglia.  La crescente minaccia cinese e l’escalation della crisi per il controllo dell’arcipelago di  Scarborough hanno indotto Manila a varare un programma di potenziamento militare che prevede stanziamenti per 1,6 miliardi di dollari. Due cacciatorpediniere sono stati acquistati di seconda mano dalla Guardia costiera statunitense e Aquino si è rivolto espressamente a Barack Obama  chiedendo alle forze statunitensi di schierare sul territorio filippino radar, navi e aerei da pattugliamento marittimo.

Di fatto si parla espressamente di riaprire le basi di Subic Bay e Clark Field, abbandonate dagli statunitensi nel 1992 su richiesta del governo filippino. Nonostante l’annuncio del segretario alla Difesa, Leon Panetta, circa il potenziamento delle forze statunitensi nel Pacifico, le Filippine sembrano cercare aiuti anche in Europa e soprattutto in Italia. Il Manila Bulletin sottolinea la rinuncia  all’acquisto di una ventina di F-16 americani e la volontà di equipaggiare le forze aeree filippine, oggi prive di jet da combattimento, con cacciabombardieri europei. Un settore nel quale l’Italia potrebbe offrire  gli EF-2000 Typhoon prodotti dal Consorzio europeo Eurofighter anche se difficilmente Manila potrà permettersi di acquistare velivoli nuovi così sofisticati.

Roma potrebbe però cedere una o due dozzine di velivoli della prima serie già in servizio con la nostra aeronautica  già proposti senza successo alla Romania. Anche l’agenzia di stampa cinese Xinhua ha dato visibilità all’intesa militare italo-filippina. Oltre a Di Paola, la delegazione italiana era composta dal consigliere diplomatico del ministro, Gabriele Checchia , dal capo dell’ufficio di Politica Militare, Giorgio Lazio, dall’ambasciatore a Manila Luca Fornari e dal generale Giampaolo Maniscalco, responsabile del reparto programmi d’armamento di Segredifesa

Prima di raggiungere Manila, Di Paola ha incontrato a Tokyo il ministro della Difesa nipponico, Satoshi Marimoto, nel primo bilaterale italo-giapponese dalla fine della Seconda guerra mondiale. Colloqui improntati anche in questo caso a stabilire collaborazioni industriali nel settore militare. A differenza dell’Europa, dove i budget militari sono in calo, il mercato asiatico vede un rapido aumento degli investimenti nel settore sicurezza e difesa e rappresenta un potenziale “nuovo eldorado” per l’industria.

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