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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2012 alle ore 08:13.

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ROMA
Tre settimane per cambiare la legge elettorale. Pier Luigi Bersani lo aveva annunciato nella direzione del Pd dell'8 giugno ricevendo il mandato pieno a trattare con Pdl e Udc. E il "patto" per riformare il Porcellum è stato rinnovato durante il vertice ABC sulla crisi economica convocato da Mario Monti a Palazzo Chigi martedì scorso. Angelino Alfano ha ribadito più di una volta in queste ore, in linea con Bersani, che gli obiettivi da raggiungere sono ridare la scelta ai cittadini superando il sistema delle liste bloccate e garantire la governabilità con meccanismi premianti per il vincitore. Ed eccola, l'ultima proposta di mediazione avanzata dai Democratici e ora sul tavolo delle segreterie dei partiti. Si tratta in sostanza di una correzione in senso maggioritario della "bozza Violante" già messa a punto dai tecnici Pd-Pdl-Udc prima dello tsunami delle amministrative. La base è il cosiddetto tedesco corretto con l'aggiunta di un congruo premio di maggioranza. L'85% dei seggi sarebbero assegnati per metà (o più) tramite collegi uninominali e per metà (o meno) tramite sistema di liste proporzionali e sbarramento al 5%; il restante 15% dei seggi verrebbe dato come premio alla lista (o alle liste coalizzate) vincitrice.
Sia il Pdl che l'Udc sono d'accordo sullo schema di fondo. In queste ore la trattativa è incentrata principalmente su due aspetti: il rapporto tra collegi e liste (il Pd propone il 70% di eletti nei collegi e il 30% tramite liste per dare più peso alla scelta diretta da parte degli elettori mentre il Pdl insiste, soprattutto con Ignazio La Russa, per una divisione esattamente al 50%); e la consistenza del premio di maggioranza, che soprattutto l'Udc ma anche il Pdl vorrebbero più piccolo del 15 per cento.
Altra tecnicalità da sciogliere è relativa alla natura dei collegi. Bisogna scegliere se fare collegi uninominali maggioritari (come in Germania o in Gran Bretagna), dai quali esce il solo candidato che ottiene più voti; oppure – e sembra questa la via preferita dal Pdl – collegi uninominali proporzionali, dai quali potrebbe essere eletto più di un candidato. In quest'ultimo caso la formula per l'assegnazione dei seggi sarebbe proporzionale, con la possibilità dunque di recuperare il migliore o i migliori perdenti, ma i candidati eletti sarebbero comunque quelli con il maggior numero di voti nei collegi.
Il sistema di cui si sta discutendo è di fatto una via di mezzo tra il tedesco corretto e i cambiamenti al Porcellum sin qui ipotizzati. Uno dei punti più contestati della legge elettorale ideata nel 2005 da Roberto Calderoli – oltre all'impossibilità di scegliere i parlamentari, superata nell'ipotesi allo studio dal voto diretto nei collegi – è il meccanismo di assegnazione del premio di maggioranza. «Con il Porcellum la coalizione vincente ottiene il 55% dei seggi sia che abbia preso il 30% dei voti sia che ne abbia ricevuti il 54%», spiega Salvatore Vassallo, che su input del capogruppo alla Camera Dario Franceschini e del coordinatore della segreteria di Bersani Maurizio Migliavacca ha contribuito all'elaborazione della proposta del Pd. «Con il metodo del 15% dei seggi dati in premio, invece, una coalizione vincente che abbia preso meno del 35% dei voti dovrà giustamente cercare alleati in Parlamento – spiega ancora Vassallo –. Se invece ne ha ottenuti oltre il 45% potrebbe godere di una maggioranza parlamentare anche più larga di quella garantita dalla Calderoli».
Verrebbe così superato il problema dell'«eccesso di disproporzionalità» più volte messo in luce su queste pagine da Roberto D'Alimonte. Ed è esattamente questo che piace ai centristi. Pierluigi Mantini, che con Ferdinando Adornato cura il dossier riforme per l'Udc, apprezza lo schema d'insieme pur chiedendo l'abbassamento del premio dal 15% al 10% dei seggi: «Si incentiva la governabilità garantendo nel contempo la rappresentanza del voto e non si costringono i partiti a coalizioni pre-confezionate».
Resterebbe insomma la possibilità di fare larghe intese dopo il voto ove le condizioni lo consentano o lo richiedano. Ed è una differenza rispetto al Porcellum non di poco conto anche per lo stesso Bersani. Che ha fretta di chiudere il dossier legge elettorale entro l'assemblea nazionale del Pd convocata per il 6 e 7 luglio, dove verranno fissare le regole per le annunciate primarie d'autunno. Saranno vere e proprie primarie di coalizione, e con quale coalizione? Se la legge elettorale sarà quella qui descritta il Pd può anche pensare di correre in solitaria o con gli alleati più fedeli (leggi Vendola) lasciando al loro destino gli alleati riottosi (leggi Di Pietro) e cercando eventuali alleanze necessarie per raggiungere la maggioranza in Parlamento.
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