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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2012 alle ore 12:19.

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Chi sono "scienza" e "tecnologia"? Certo non aiuta i giovani che hanno intrapreso con fiducia un percorso di apprendimento dell'unico sapere che ha migliorato quantitativamente e qualitativamente la condizione umana, cioè il sapere scientifico, farli riflettere in modo fuorviante sulle dimensioni morali e politiche della ricerca scientifica e tecnologica. Perché chi ha concepito il titolo della traccia ha un'idea singolare del problema morale della "responsabilità".

La scienza e la tecnologia non possono essere responsabili di alcunché, perché sono attività umane. Termini convenzionali per indicare dei metodi di produzione di sapere, teorico o/o pratico. Ergo, la traccia avrebbe dovuto intitolarsi "il problema della responsabilità NELLA scienza e nella tecnologia". Se vogliamo insegnare ai nostri giovani a pensare in modo coerente e utile, noi docenti dovremmo in primo luogo dare l'esempio, esprimendoci in modo semanticamente corretto.

Ora gli scienziati e i tecnologi, come persone, sono direttamente "responsabili" per le decisioni che prendono, sulla base del sistema di valori e delle leggi che la società in cui essi lavorano si è data. Auspicando che questi valori coincidano con i diritti fondamentali dell'uomo. Però, diversamente da quello che pensano alcuni filosofi che hanno gettato sulla scienza tragiche responsabilità, come Hans Jonas di cui viene citato un testo nella traccia, la scienza moderna è stato soprattutto una fonte inesauribile di benessere e libertà per il mondo occidentale. Dove ha trovato un contesto economico e politico-culturale adatto per organizzarsi istituzionalmente e, a partire dalla seconda metà del Settecento, a concorso produrre un incremento costante ed esponenziale del Pil pro-capite, una riduzione costante della mortalità infantile e l'aumento dell'aspettativa di vita, una riduzione della diseguaglianza economica (misurata attraverso indice di Gini), una riduzione costante della violenza, un incremento del quoziente di intelligenza attraverso l'istruzione scientifica diffusasi nei Paesi occidentali durante il Novecento. In sintesi, alcuni scienziati e alcuni tecnologi, come persone hanno avuto responsabilità morali per danno e sofferenze causate in alcune situazioni storiche precise. Ma trarre da questi fatti della generalizzazioni che oscurano il contributo fondamentale della scienza e della tecnologia alla diffusione del benessere e delle libertà democratiche nei paesi dove è stata garantita libertà di ricerca scientifica e sono stati investinte almeno un paio di punti di Pil per finanziare pubblicamente la ricerca e l'innovazione, significa diffondere un'idea fuorviante della scienza.

Significa cioè continuare ad alimentare luoghi comuni che concorrono a mantenere nel Paese un clima di generale avversione verso la scienza e la cultura scientifica. E che di certo non aiuterà a trovare soluzioni per i problemi economici che minacciano, questi sì, il futuro dei ragazzi che stanno affrontando le prove di maturità.

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