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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2012 alle ore 18:26.

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Antonio Di Pietro insiste: gli oltre 300 curricula dei candidati al Cda della Rai, arrivati in Commissione di Vigilanza, devono essere resi pubblici attraverso la rete. E occorre definire i criteri per l'esame e la selezione delle candidature, anche con possibili audizioni. La richiesta, il leader Idv, l'ha posta al presidente della Commissione di Vigilanza, Sergio Zavoli che, in risposta, ha sottolineato come una decisione di questo tipo possa implicare una violazione della legge sulla privacy, oltre che una sorta di esproprio di un compito spettante ai singoli parlamentari.

Ma Di Pietro non desiste e ricorda che non c'è alcuna norma di legge che impedisca questa procedura. Selezionare i curricula, dice, non espropria «in alcun modo l'autonoma determinazione di ogni singolo parlamentare», ma serve a individuare «una rosa dei migliori candidati da sottoporre al voto».

Martedì prossimo la Commissione di vigilanza Rai dovrebbe eleggere i sette nuovi componenti del consiglio di amministrazione di nomina parlamentare. I curricula arrivati sono 272 e, per questo, la data inzialmente prevista per il voto (giovedì 21 giugno) è stata posticipata, in modo da consentire ai componenti della commissione la visione delle candidature giunte (inizialmente erano 37).

In realtà gran parte dei giochi sono fatti e l'incertezza resta solo
per uno dei sette nomi.
Il Pd ha voluto fare un passo indietro e ha lasciato la scelta dei candidati ad alcune associazioni (Libertà e giustizia, Libera, Comitato per la libertà e il diritto all'informazione). Che hanno proposto Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo.
Nel Pdl si sta ancora discutendo se confermare degli attuali tre consiglieri Antonio Verro, Guglielmo Rositani e Alessio Gorla o invece rinnovare. Per eventuali nuovi ingressi si parla di Antonio Pilati, Guido Paglia, Rubens Esposito, Giancarlo Galan.

La Lega Nord ha più volte detto che non esprimerà candidati per il Cda, forse voterà scheda bianca e ha ribadito la richiesta di privatizzare l'azienda.
Il Terzo Polo è orientato per la conferma di Rodolfo De Laurentiis, ma il dibattito tra i centristi non sembra ancora totalmente chiuso, con Fli e Api che chiedono un nome nuovo.
Anche nell'Italia dei valori la discussione resta aperta. Antonio Di Pietro ha detto no al metodo di scelta utilizzato dal Pd, che ha appoggiato i nomi delle associazioni, ma la posizione dell'ex pm non è condivisa da tutto il partito e Massimo Donadi ha contestato il leader difendendo la scelta dei democratici.

Il governo ha già designato come presidente Anna Maria Tarantola, attuale vicedirettore generale della Banca d'Italia, e come direttore generale Luigi Gubitosi, ex amministratore delegato di Wind Telecomunicazioni. In Cda ci sarà anche Marco Pinto, indicato dal Ministero del Tesoro.

Intanto l'associazione Agorà Digitale ha messo in rete i nomi di tutti i candidati, da Roberto Menegon, artigiano friuliano, a Gherardo Colombo.
E l'associazione Se non ora, quando? ha chiesto che il consiglio di amministrazione sia «composto per metà da donne autorevoli, di alto profilo professionale».

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