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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2012 alle ore 11:51.

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ROMA. Una road map dettagliata su una maggiore integrazione politica e finanziaria che potrebbe sfociare in una "efficace e convincente" unione bancaria. Intorno a questo elemento di fondo si gioca la partita a quattro tra Mario Monti, Angela Merkel, Francois Hollande e Mariano Rajoy che si incontreranno tra poche ore a Villa Madama per un vertice di "avvicinamento" al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno a Bruxelles.

Alla vigilia dell'incontro romano il premier Monti, in un'intervista al Suddeutsche Zeitung, ha voluto tranquillizzare l'opinione pubblica tedesca spiegando che il Signor Rossi tedesco può stare tranquillo perché «l'Italia non chiederà aiuti di alcun genere». Ma il presidente del Consiglio è anche consapevole che i risultati di oggi e soprattutto del vertice di fine mese influenzeranno direttamente la vita del governo italiano con sentimenti antieuropei e il rischio di uno stallo politico che potrebbe sancire la fine del governo dei tecnici.

Preoccupazioni confidate a mezza bocca dallo staff di Monti agli uomini della Merkel. Quasi un invito alla "cancelliera" a non apparire oggi troppo intransigente di fronte ai problemi posti da Italia, Francia e Spagna. Monti per primo non vuole trasformare i colloqui di Villa Madama in un "assedio" alla Merkel ma punta molto sulla Francia del nuovo presidente Hollande per rimettere in moto, magari con qualche cessione di sovranità sollecitata dalla cancelliera quel motore franco-tedesco che rimane pur sempre il cuore pulsante dell'integrazione europea.

Una cosa però, secondo Monti, deve essere chiara: dal vertice del 28 dovrà uscire una road map quanto più dettagliata possibile sui futuri passaggi dell'integrazione politica e finanziaria. Una partita che si gioca tutta sul rispetto di tempi che devono essere compatibili con la gravità della situazione. Senza modificare i Trattati vigenti (operazione che richiederà troppo tempo) occorrerà rivedere gli attuali meccanismi di funzionamento dell'Eurozona con misure di stabilizzazione finanziaria.

Ancora non c'è una proposta formale italiana per attenuare gli effetti dello spread. Si può trattare di misure dirette (la Bce) o indirette come la possibilità che il fondo provvisorio Salva Stati Efsf (440 miliardi di euro di dotazione) acquisti bond dei Paesi "periferici". Ma tale proposta, circolata negli ultimi giorni, non farebbe i conti con il fatto che il fondo Esfs non ha licenza bancaria. In ogni caso Monti cercherà di spiegare oggi ai suoi colleghi europei che va trovato comunque un "meccanismo premiale" che riguardi quei Paesi come l'Italia che hanno accettato la disciplina del fiscal compact e hanno avviato riforme strutturali anche dolorose in termini sociali e non vedono riconosciuti i loro sforzi dai costi eccessivi di finanziamento del debito pubblico con tassi di interesse troppo elevati.

Una situazione che, tra l'altro, impedisce a tali Paesi "virtuosi" di contribuire come vorrebbero alla crescita del loro Paese e alla crescita globale dell'Europa. Nasce da questi problemi la necessità per l'Eurozona di dotarsi di un'unione bancaria "efficace e convincente" preceduta da sistemi di vigilanza bancaria "quanto piu' integrati possibili". Su questo obiettivo la Commissione avanzera' proposte concrete tra pochi giorni in Lussemburgo. Per l'Italia è essenziale però che si giunga anche a una garanzia comune sui depositi degli istituti di credito europei. Un via libera della Merkel a queste idee sarebbe già un notevole passo avanti nel negoziato sulla crisi dell'Eurozona.

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