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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2012 alle ore 10:36.

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Una recente battuta descrive la cancelliera tedesca che arriva all'aeroporto di Atene, e deve riempire il solito modulo. Nome? Cognome? Data di nascita? Occupazione? Indirizzo? Ang(h)ela risponde a tutto in spirito di verità ma, arrivata, a 'Occupazione?' si schermisce: «No, sono qui solo in vacanza...». In Grecia il ricordo dell'occupazione nazista, dal 1941 al 1944, non si è mai spento, e quel che è successo negli ultimi anni - e succede ancora - non ha certo contribuito a cancellarlo.

Calcisticamente parlando, nel 2004 ci fu una grande occasione per un rapprochement: la Grecia vinse il campionato europeo con un allenatore tedesco, Otto Rehhagel.
Fu allora che il commentatore George Helakis diede alla squadra il nomignolo di "nave pirata". Ma in quel campionato Grecia e Germania non si incontrarono e in effetti l'ultimo match, prima di quello di ieri, fu nel 2001 (4 a 2 per la Germania, come ieri). Il 2001 fu anche l'anno in cui la Grecia entrò nell'euro, e quella fausta (?) occasione carica oggi l'espressione "nave pirata" di un significato leggermente sinistro.

Il Governo tedesco allora sostenne la Grecia. Quando un presidente regionale della Bundesbank, Hans Reckerle, disse nell'aprile del 2000 che sarebbe stato meglio ritardare l'ingresso della Grecia a causa del suo debito pubblico (una frecciata curiosamente simile a quella del presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer, che nel 1997 non voleva l'Italia nella moneta unica) l'allora ministro delle Finanze tedesco Hans Eichel mandò una lettera di scuse al suo collega greco per l'intemperante verdetto di Reckers.
Prima della sconfitta di ieri il primo ministro Antonis Samaras poteva sperare di dare ai greci una consolazione calcistica, un'occasione di scendere in piazza per ragioni meno tristi di quelle che avevano rigato tanti tumulti dei mesi scorsi. E lo stesso auspicio era stato espresso dal suo omonimo Giorgos Samaras, l'autore del gol che aveva restituito ieri alla squadra ellenica un'effimera speranza.

Ma ora, archiviato l'ennesimo successo (sul campo) della Germania, che ne è del confronto ben più pregnante sullo scambio aiuti-austerità che ha tanto contribuito a devastare la società greca? Rigore, predica la Germania. Rigore, ritorcono i greci, il cui secondo gol, appunto, su rigore, sottolinea che c'è un "fallo" nei ragionamenti tedeschi.
La Grecia - l'economia e la società - merita qualche sollievo nella camicia di forza in cui è stata costretta da una governance europea capitanata dalla Germania? Certamente, la Grecia ha fatto molto. Dal 2009 al 2012 il suo deficit pubblico si è ridotto di 8,3 punti di Pil, la più grossa restrizione di bilancio nella storia dell'eurozona. Il disavanzo primario (esclusi gli interessi) si è ridotto in misura ancora maggiore (dal 10,4% del Pil all'1%) e si avvia oggi a essere più basso di quello di molti Paesi dell'eurozona, come Francia, Spagna e Olanda (sia detto per inciso, il primato appartiene all'Italia, cui le stime della Ue assegnano per quest'anno un avanzo primario del 3,4%, superiore a quello tedesco dell'1,7%).

Per un'altra grandezza chiave - il saldo con l'estero - la Grecia nel 2011 ha registrato per la prima volta da quando è entrata nell'euro, un surplus commerciale di beni e servizi (esclusi energia e noli).
Il settore pubblico ha subito uno scossone inaudito, con una riduzione di 130mila dipendenti (e il dimezzamento del numero di amministratori eletti). Sono state rimosse le restrizioni alla concorrenza in 150 professioni regolate (come descritte nella direttiva Ue sui servizi). Sono state digitalizzate le prescrizioni mediche, con grossi risparmi di spesa. Il sistema pensionistico è stato profondamente riformato, traformando in uno dei più sostenibili (all'orizzonte 2060) della Ue, come attestato dalla "peer review" degli altri Stati membri. Infine, la trasparenza è stata incoraggiata con la pubblicazione obbligatoria online di tutte le decisioni di spesa e di reclutamento.

La Grecia ha pagato a caro prezzo queste riforme. Il Pil ellenico è oggi inferiore di quasi il 20% rispetto al livello di prima della Grande recessione. L'austerità ha minato la coesione sociale ed è già un miracolo che i greci nelle ultime elezioni abbiano dato la maggioranza alle forze che hanno appoggiato lo scambio aiuti/rigore. Oggi il premier Samaras mira a un altro gol: una rinegoziazione, non solo simbolica, dei termini e delle scadenze del programma di risanamento. Si tratta di un match che merita di vincere. E forse, per rincuorarlo, potrebbe essergli di conforto andare a vedere, su You Tube un altro scontro calcistico Germania-Grecia: due squadre di filosofi (per la Germania, Hegel-Wittgenstein-Schopenhauer-Nietzsche....; per la Grecia, Socrate-Platone-Aristotele-Archimede... - arbitro: Confucio; guardialinee Sant'Agostino e San Tommaso). Il risultato fu di 1 a 0 per la Grecia (all'ultimo minuto Archimede ebbe un'idea...).
fabrizio@bigpond.net.au

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