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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2012 alle ore 13:52.

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Molti dettagli circa l'abbattimento del caccia turco F-4 nello spazio aereo siriano non sono ancora stati chiariti. Incerta la sorte dei due uomini d'equipaggio, probabilmente paracadutatisi in mare, e silenzio totale sulla natura della missione effettuata da almeno due cacciabombardieri turchi poiché i velivoli militari si muovono sempre in coppia. Certo l'equipaggio del secondo Phantom potrebbe rivelare molte informazioni utili e di certo ben diverse dalle improbabili dichiarazioni rilasciate dal presidente turco, Abdullah Gul, secondo il quale il jet potrebbe aver violato lo spazio aereo siriano a causa dell'alta velocità.

"E' routine per i caccia alcune volte passare avanti e indietro i confini nazionali" ha affermato Gul, citato dall'agenzia d'informazione Anadolu. "Non si tratta di azioni malintenzionate ma sono incontrollabili a causa dell'alta velocità dei jet". In realtà da quanto si è appreso i jet volavano ad elevata velocità e a quota molto bassa, quella necessaria a spingersi in territorio "nemico" cercando di non farsi individuare dai radar. Foprse una missione per "testare" le difese aeree siriane anche se ambienti vicini all'aeronautica militare turca hanno rivelato che il jet abbattuto era un RF-4E, versione da ricognizione del Phantom decollato dalla base di Ehrac. Non si può quindi escludere che la sua missione fosse proprio quella di scoprire la dislocazione delle truppe siriane nel nord del Paese per girare le informazioni agli insorti siriani che in Turchia non hanno solo le basi ma anche i centri di arrivo delle armi fornite da Stati Uniti (tramite gli uomini della CIA segnalati recentemente dal New York Times) e Paesi arabi. Armi per i ribelli arriverebbero anche da Israele, probabilmente attraverso il confine libanese, poiché fonti siriane hanno riferito all'Ansa che i miliziani a Homs hanno ricevuto missili israeliani di ultima generazione utili ''contro i carri armati T-72'' in dotazione all'esercito siriano.

L'abbattimento del jet turco si presta però anche a letture differenti. Ankara potrebbe aver cercato il "casus belli" poiché già in passato aveva lamentato tiri di artiglieria siriana sul suo territorio e minacciato di coinvolgere la Nato. Opzione ventilata nelle ultime ore anche da fonti governative turche che non hanno escluso di coinvolgere gli alleati sulla base del principio che considera l'attacco contro un qualsiasi Stato membro alla stregua di un attacco contro tutti gli altri, legittimando a un intervento. Il premier turco, Recep Tayyp Erdogan, ha assicurato che "la Turchia annuncerà la propria posizione dopo che l'incidente sarà stato completamente chiarito, e compirà con determinazione tutti i passi necessari". Un attacco della Nato contro la Siria, più volte escluso dal segretario generale Anders Fogh Rasmussen, potrebbe verificarsi spacciando la Turchia per vittima delle aggressioni siriane ? La giustificazione sarebbe un po' debole ma non dovrebbe stupire, specie dopo i raids aerei alleati dell'anno scorso in Libia "per proteggere i civili". Di fatto un'eventuale richiesta di aiuto turca consentirebbe ai membri della Nato che lo desiderano di schierare proprie forze aeree in Turchia, almeno per imporre quella no-fly zone già proposta da Parigi e sperimentata sulla Libia.

La Siria sembra consapevole del rischio di favorire i suoi nemici con l'abbattimento del Phantom e infatti Damasco non ha esitato a scusarsi per "l'errore" inviando proprie navi (e accogliendo quelle turche) per cercare i piloti nel tratto di mare di fronte al porto di Latakia. Damasco ha sottolineato al tempo stesso che il jet aveva violato lo spazio aereo siriano. Per smorzare le tensioni con Ankara fonti militari siriane a Beirut hanno rivelato all'agenzia di stampa Dpa che la contraerea ha abbattuto il caccia turco ritenendolo un jet siriano in fuga con ai comandi un pilota disertore. Ipotesi teoricamente possibile dopo la fuga in Giordania di un pilota a bordo di un caccia Mig 21 ma tecnicamente improbabile poiché i velivoli nazionali vengono riconosciuti e discriminati rispetto a quelli stranieri dai radar.

Con l'abbattimento del jet turco Damasco ha però dimostrato di possedere armi antiaeree moderne ed efficaci anche contro i velivoli della Nato. Certo gli F-4E turchi sono vecchi aerei di costruzione statunitense, veterani del Vietnam ceduti da Washington e dalla Germania in oltre 200 esemplari una parte dei quali sono stati radicalmente rimodernati dall'industria israeliana portandoli allo standard F-4 2020 soprannominati "Terminator" (video ).
Il sistema di difesa aerea siriano si basa su numerose batterie di missili russi inclusi gli S-300 responsabili dell'abbattimento del Phantom e gestiti grazie a numerosi tecnici inviati da Mosca. Per questo l'abbattimento del "Terminator" turco potrebbe avere anche un valore deterrente ammonendo la Nato che attaccando la Siria dovrà fare i conti con tecnici e moderni missili russi. Nulla di paragonabile alla "passeggiata militare" contro Gheddafi le cui forze non sono mai riuscite ad abbattere neppure un jet alleato.

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