Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2012 alle ore 08:12.
ROMA
Un interrogatorio fiume quello di ieri a Rebibbia per Luigi Lusi. L'ex tesoriere della Margherita ha consegnato una serie di documenti, per ora top secret, tra i quali una serie di lettere e incarichi. Ha parlato a lungo, nei dettagli, «di come funzionava il sistema». Sottolineando uno spartiacque temporale: «Il periodo dal 2001 al 2006 e poi dal 2007 al 2011» che sono poi la nascita e la storia, nel primo arco di tempo, e poi la fine e la confluenza nel Partito democratico della Margherita. Lusi ha raccontato agli inquirenti «tutto quello che è successo». Per esempio: «Tutti gli investimenti immobiliari che ho fatto dal 2007 in poi li ho fatti per conto della corrente rutelliana, c'era un preciso patto fiduciario» avrebbe dichiarato durante l'interrogatorio di garanzia. Nel carcere romano il senatore ex tesoriere della Margherita è stato sentito quasi per otto ore, dalle 14 fino alla tarda serata, dal giudice per le indagini preliminari Simonetta D'Alessandro, il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Stefano Pesci, questi ultimi titolari dell'inchiesta giudiziaria.
Il gip è stata anche la firmataria dell'ordine di custodia cautelare scattato dopo il via libera del Senato all'arresto di Lusi, che lo ha portato dietro le sbarre di Rebibbia tre giorni fa. L'ex tesoriere della Margherita è detenuto con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita. La procura di Roma contesta al senatore l'illecita appropriazione di 25 milioni. I suoi difensori, Renato Archidiacono e Luca Petrucci, valuteranno nei prossimi giorni se presentare o un'istanza di scarcerazione o, in subordine, una richiesta di concessione degli arresti dominciliari. Poco prima dell'incontro con i magistati, gli avvocati hanno dichiarato che «Luigi Lusi è sereno e tranquillo e pronto a raccontare la sua verità». Il tentativo di Lusi è chiaro: «Raccontare tutto quello che sa» come avevano annunciato giovedì i suoi legali. È la mossa - efficace o meno, è tutto da verificare - per dimostrare di essere, come si è definito, una sorta di «capro espiatorio» di un sistema più grande di lui. Il senatore durante l'interrogatorio ha descritto nei dettagli la sua attività di tesoriere. Ha precisato che «dal 2001 al 2007» il controllo che operava sui bilanci del partito era «regolare e rigoroso e riguardava una verifica accurata di tutte le entrate e le uscite». Dal 2007 in poi, ovvero da quando il partito si scioglie, ha precisato Lusi davanti al giudice per le indagini preliminari, il suo controllo operato sui bilanci «è stato solo un controllo formale e non riguardava le entrate e le uscite», dunque «era meno accurato».
L'ex tesoriere ha ricordato il presunto patto spartitorio 60-40, del quale aveva già parlato durante l'interrogatorio con i magistrati romani, ma ha aggiunto «che tutti gli investimenti immobiliari» da lui fatti, tracciabili e riconducibili appunto alla sua persona «sono stati fatti per conto della corrente rutelliana e in virtù di un patto fiduciario con tale corrente per fare rientrare i soldi in questa maniera». Secondo quanto si è appreso il senatore avrebbe anche ammesso che in questo meccanismo di gestione poco accurata dei bilanci si sarebbe anche lui appropriato di somme di denaro. Ma ha più volte sottolineato che la stragrande maggioranza degli acquisti di immobili sono stati fatti proprio in virtù del patto con la corrente di Francesco Rutelli, che tuttavia ha sempre respinto con forza ogni accusa del suo ex tesoriere.
Nella tarda serata di ieri sono giunte le prime reazioni del ex presidente Dl alle dichiarazioni di Lusi. «Se è vero che ha detto di aver concordato con la "corrente rutelliana" le operazioni di ladrocinio a beneficio personale e dei suoi familiari significa che Lusi vuole fare la fine di Igor Marini», ha commentato Rutelli, ricordando che Marini fu condannato a 10 anni di carcere anche per calunnia a danno di Rutelli.
Le valutazioni della procura sono per ora coperte dal massimo riserbo. È chiaro che le osservazioni e informazioni fornite da Lusi saranno passate al vaglio dettagliato degli inquirenti. Ma anche se il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Stefano Pesci, titolari dell'inchiesta sulla sottrazione di almeno 25 milioni dalle casse della Margherita, hanno lasciato il carcere di Rebibbia senza fare dichiarazioni, fonti di piazzale Clodio, sede della procura di Roma, affermano che «il quadro accusatorio si è rinforzato ed è stato corroborato da dettagli che ora dovranno essere esaminati».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I CONTENUTI
Interrogatorio fiume
È durato oltre sette ore nel carcere di Rebibbia l'interrogatorio di garanzia del senatore Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita accusato di appropriazione indebita dei fondi del partito, per una somma di almeno 25 milioni di euro
Le accuse a Rutelli
In un passaggio chiave dell'interrogatorio l'ex tesoriere ha dichiarato: «Tutti gli investimenti immobiliari fatti dal 2007 in poi li ho fatti per conto della corrente rutelliana, c'era un preciso patto fiduciario»