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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2012 alle ore 08:11.

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ROMA
«Reciprocità dei rischi»: oltre al foie gras e alla ricca selezione di formaggi francesi sarà questo il piatto forte della cena "tête-à-tête" di mercoledì sera all'Eliseo tra François Hollande e la cancelliera Angela Merkel. C'è, evidentemente, la volontà da parte di entrambi di capire fino a dove i due Paesi leader dell'Eurozona possono spingersi nel Consiglio europeo del giorno successivo senza perdere il contatto con i rispettivi elettorati e, semmai, se si possono approfondire quei "segnali di fumo" sulle cessioni di sovranità legate a più solidarietà o sugli strumenti per realizzare il piano da 130 miliardi per la crescita emersi venerdì al vertice di Roma.
Merito anche di Mario Monti avere rimesso in funzione il logoro ma sempre utile motore franco-tedesco sia pure con una riedizione di quei vertici a due Parigi-Berlino che, nel passato, molti Governi italiani avevano criticato lamentando la scarsa attenzione ai metodi comunitari. Ma la situazione ora è diversa e le fratture non possono più limitarsi a sterili dibattiti ideologici tra "funzionalisti" e "intergovernativi" bensì tra Paesi euro del Nord e quelli del Sud Europa, tra i quali l'Italia. Parleranno di molte cose Hollande e la Merkel ma sarà quasi certamente il presidente francese (che domani incontrerà anche il presidente della Bce, Mario Draghi) a sollecitare nuovamente la cancelliera su misure per quei Paesi come l'Italia che hanno realizzato le riforme e accettato il fiscal compact ma si trovano ad essere vittime dello spread e a finanziare il proprio debito a tassi eccessivi. La proposta italiana sull'utilizzo a questo scopo dell'Efsf è trapelata un po' frettolosamente in Europa la settimana scorsa nelle stesse ore in cui Mario Monti tesseva pazientemente la sua tela con i leader europei e con il presidente americano Barack Obama all'ombra dei fuochi di artificio offerti dal presidente messicano Felipe Calderon nel resort che ospitava il G-20 nella Bassa California.
Da domani a mercoledì sarà un gruppo di lavoro a quattro (Italia, Francia, Germania e Spagna) ad approfondire i temi emersi dal vertice di Villa Madama. In particolare i due "ambasciatori" di Monti - ossia il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero e il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli - dovranno verificare se esistono sufficienti margini di trattativa con la Germania per trovare qualche meccanismo anti-spread (anche non legato all'Efsf) e inserito nel quadro di un'unione bancaria e fiscale che possa superare le obiezioni della Merkel.
Come ha spiegato la cancelliera a Roma, la Germania chiede innanzi tutto del tempo per valutare una proposta del genere, vuole valutare gli effetti economici del meccanismo e si chiede se non si possano attivare strumenti già esistenti (che prevedono però la presenza nel Paese assistito della troika). L'obiezione più solida riguarda il vincolo costituzionale della Corte di Karlsruhe secondo la quale i Governi di Berlino non possono erogare fondi al di fuori dei trattati senza alcuna garanzia di ritorno. Nelle conference call delle prossime ore toccherà al viceministro Grilli puntare a un'intesa tecnica con i colleghi degli altri Paesi e, in particolare, con il nuovo consigliere economico della Merkel, Lars-Hendrik Röller (che ha sostituito Jens Weidmann, dalla fine del 2011 alla guida della Bundesbank) e con il consigliere degli Affari europei Meyer Landrut.
Nel frattempo il vertice di Roma ha ridato smalto all'azione di Monti nel giudizio delle forze politiche che lo sostengono. Martedì prossimo il premier sarà in Parlamento dove si esaminano le mozioni sulla politica europea. Non esiste un documento unitario ma mozioni distinte, un errore secondo Enrico Letta, vicesegretario Pd. Il segretario del Pdl Angelino Alfano continua a difendere le provocazioni anti euro di Berlusconi ma critica il duopolio franco-tedesco mentre il segretario del Pd Pierluigi Bersani sollecita discontinuità al vertice Ue del 28 altrimenti, avverte, «ci saranno conseguenze».
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Il pacchetto per la crescita
Mario Monti insiste sulla necessità di affiancare gli stimoli alla crescita al rigore dei conti pubblici. Nel vertice a quattro di Roma si è concordato un intervento pari a un puinto di Pil: 120-130 miliardi di euro per coprire misure da attivare velocemente come ad esempio i project bond, il rafforzamento del capitale della Banca europea per gli investimenti, il completamento del mercato unico
1 La Tobin tax
L'Italia sostiene la necessità di tassare le transazioni finanziarie. La strada ipotizzata per aggirare il no del Regno Unito è la cooperazione rafforzata. I trattati, in sostanza, consentono di realizzare, in determinate materie, una più forte cooperazione tra alcuni Stati Ue Le risposte di Monti
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L'acquisto di titoli del debito
Dall'Italia è arrivata anche la proposta di realizzare in Europa un meccanismo semiautomatico per frenare l'eccessiva divergenza degli spread di Paesi come Italia e Spagna rispetto ai bund tedeschi: attraverso l'acquisto di obbligazioni da parte dei fondi salva-Stati

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