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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2012 alle ore 06:41.

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ROMA
Francesco Rutelli, leader dell'Api, ha già pronta la contromossa: una «circostanziata» denuncia penale per calunnia nei confronti dell'ex tesoriere dell'ormai defunta Margherita, Luigi Lusi, che sarà presentata oggi presso la procura della Repubblica di Roma, a seguito delle «mostruose e grossolane calunnie» riportate da diversi organi di stampa. Ma le accuse del senatore contro gli ex vertici dei Dl, raccolte nell'interrogatorio fiume di sabato scorso, sono considerate «poco credibili» dagli inquirenti capitolini che vogliono fare ulteriori accertamenti anche sulla documentazione prodotta da Lusi, in particolare su un appunto scritto di pugno da Rutelli, nel quale si parlerebbe di 600mila euro da destinare alla corrente dell'ex sindaco di Roma. Al vaglio dei magistrati ci sono poi una nota di Rutelli scritta al computer e due mail di Lusi destinate all'ex presidente dei Dl nelle quali veniva sancito il patto 60-40: un accordo, di cui era garante Lusi, per la ripartizione dei fondi e delle spese tra popolari (60 per cento) e rutelliani (40 per cento) dopo la nascita del Pd.
La procura, però, nutre diverse perplessità sulla versione fornita dall'ex tesoriere e per il momento non è in programma alcuna convocazione di Rutelli né una sua iscrizione nel registro degli indagati. A suscitare i dubbi dei magistrati romani ci sono, tra l'altro, le giustificazioni addotte sugli acquisti dell'appartamento di Via Monserrato e della villa di Genzano, portati avanti, a sentire Lusi, per un preciso mandato fiduciario da parte della corrente rutelliana, mentre Giovanna Petricone, moglie del senatore, ha dichiarato che entrambi gli immobili furono comprati dall'ex tesoriere per scopi personali e per garantirsi un futuro (non necessariamente politico), visto che la Margherita era ormai in liquidazione.
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