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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2012 alle ore 10:28.

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Farmaci e industrie farmaceutiche, beni e servizi, farmacie, specialistica e case di cure accreditate. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, propone un taglio da 1,085 miliardi alla spesa sanitaria nel 2012, poi di 3,46 nel 2013 e di 3,57 nel 2014.

Poco più di 8 miliardi di risparmi in due anni e mezzo. Con l'aggiunta della riforma (con tanto di proroga) della libera professione dei medici, multe salate a chi vende tabacco ai minori, soppressione di enti, garanzie assicurative contro il rischio sanitario per i camici bianchi, il rilancio del fascicolo sanitario elettronico, misure per la Croce Rossa. Un vero e proprio decreto legge omnibus in 22 articoli. Che però ieri ha subito un secco altolà nel pre Consiglio dei ministri.

«Se ne riparlerà con la spending review complessiva», è stata la frenata di palazzo Chigi ai due articoli del decreto dedicati alle «misure di razionalizzazione e contenimento della spesa nel settore sanitario». Segno che non tutte le proposte di Balduzzi sulla spesa sanitaria vanno ancora nella direzione giusta secondo altri ministeri. Forse anche perché i tagli in serbo alla spesa di asl e ospedali, visto tra l'altro il blocco che dura ormai da mesi del Fondo da 108 miliardi per il 2012, potrebbero essere ben più elevati di quelli proposti dal ministro della Salute sommando le misure previste dalla manovra del luglio scorso di Giulio Tremonti.

E così sulla spesa sanitaria continua il braccio di ferro nel Governo, col Pd e i sindacati pronti a fare le barricate. Per non dire dei medici che ieri hanno minacciato lo sciopero se non dovesse arrivare la proroga della libera professione intramoenia nei propri studi, in attesa della riforma scritta nel decreto, che altrimenti scadrebbe il 30 giugno col rischio di «gettare nel caos la sanità pubblica». L'ipotesi di un decreto ad hoc la prossima settimana è la più gettonata. Ma forse non con tutte le altre misure della bozza di decreto di Balduzzi.

Sui farmaci la Salute propone il ribasso dal 13,3 all'11,3% del tetto della spesa territoriale (al netto del prezzo di rimborso a carico dei cittadini) e l'aumento dal 2,4 al 3,2% della spesa farmaceutica ospedaliera, su cui le aziende pagherebbero dal 2013 il 35% dello sfondamento del budget: la minore spesa sarebbe in totale di 1,59 miliardi nel 2012 e di 1,65 nel 2014. Per i farmacisti (che otterrebbero per decreto le norme di un precedente Ddl per lo sblocco dei concorsi) scatterebbe invece da luglio, e solo per il 2012, il raddoppio dall'1,83 al 3,65% dello "sconto" a loro carico: vale 100 milioni. "Sconto" raddoppiato, sempre solo per il 2012, anche alle industrie: vale 200 milioni. Industrie che otterrebbero più certezze sull'immissione in commercio nelle Regioni dei farmaci innovativi, mentre saranno sperimentati sistemi di «riconfezionamento, anche personalizzato, e di distribuzione» dei farmaci agli assistiti in trattamento negli ospedali: l'obiettivo dichiarato è di «eliminare sprechi di prodotti e rischi di errori e consumi impropri».

Ecco poi gli altri tagli proposti da Balduzzi. Dal 1° luglio prossimo la spesa per l'acquisto di prestazioni di specialistica ambulatoriale e per le case di cure accreditate, non potrà superare quella del 2011 ridotta del 2%: risparmio previsto di 135 milioni nel 2012, poi di 270 dal 2013. Altri 600 milioni nel 2012, poi 1,2 miliardi dal 2013 arriverebbero invece dalla riduzione del 3,7% degli importi e delle prestazioni relative ai contratti in essere (e fino alla loro scadenza) di appalti di servizi e di fornitura di beni e servizi, inclusi i dispositivi medici e i farmaci ospedalieri, anche anticipando al 2012 la manovra dell'anno scorso.

Non mancano gli enti da sopprimere: l'istituto italiano di ematologia (Ime), l'«Alleanza degli ospedali italiani nel mondo», il «Consorzio anagrafi animali». E i risparmi (non quantificati) per «promuovere i corretti stili di vita»: Balduzzi propone di alzare il tiro contro il fumo con multe fino a 2mila euro (se recidivi) e la sospensione fino a 6 mesi della licenza a chi venda tabacco ai minori, con tanto di obbligo di chiedere un documento d'identità. Tranne nei casi, naturalmente, in cui «la maggiore età sia manifesta».

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