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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 11:16.

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Maroni e la leadership della Lega («Non sarò un segretario a metà»), a Bossi pochi ruoli operativiMaroni e la leadership della Lega («Non sarò un segretario a metà»), a Bossi pochi ruoli operativi

Tra poche ore si apre a Milano il congresso della Lega Nord. Quello che sancisce la fine di un'era, l'era Bossi e l'apertura, formalmente, di una nuova fase politica. Roberto Maroni lo ha già detto chiaramente: a fare il «segretario dimezzato» non ci sta. Se sarà eletto vuole «pieni poteri», non accetta di essere «commissariato» da nessuno. Capo compreso, perché quella del Carroccio è un'organizzazione «più complessa di quella degli altri partiti» e i suoi «organi statutari devono avere i pieni poteri sulla linea politica e sulla gestione del movimento». L'ex ministro dell'interno ufficializzerà la sua candidatura solo sabato, giorno di apertura del congresso, alla scadenza del termine per la presentazione.

La bozza del nuovo statuto è pronta per essere approvata dal Congresso. Ma non contiene il cambio del simbolo elettorale, cancellando di fatto il nome di Bossi, perché una decisione per la modifica, ha precisato Roberto Maroni, potrà essere assunta dal consiglio federale in vista dalle prossime elezioni politiche. L'ex ministro dell'Interno ha ricordato che il simbolo fu modificato «nel 2008» con il nome Bossi per le politiche, ma «previsto nello statuto c'è quello con scritto Padania».

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Lo statuto delinea anche il ruolo del presidente federale, già esistente ma completamente modificato e cucito su misura per il Senatur: «Umberto Bossi é il padre fondatore della Lega Nord e viene nominato presidente federale a vita, salvo rinuncia». Il presidente inoltre «convoca il congresso ordinario del movimento e il congresso straordinario», è membro di diritto del consiglio federale, del comitato esecutivo e della segreteria politica, ma non può presiedere il consiglio federale in caso di assenza del segretario, compito previsto invece dal vecchio statuto. Bossi avrà però l'ultima parola per dirimere le controversie che riguardano le espulsioni. E le sue decisioni saranno «inappellabili», «tranne che per i soci militanti con anzianità di militanza uguale o superiore a 10 anni consecutivi e per i padri fondatori, i quali possono ricorrere al presidente federale».

Tre dovrebbero essere i vicesegretari, di cui uno vicario, nominati dal segretario che sarà affiancato da un comitato esecutivo, mentre verrebbe abolito il coordinatore delle segreterie nazionali (ruolo ricoperto da Roberto Calderoli) sostituito dal responsabile federale organizzativo e del territorio.

Con Roberto Maroni settimane fa Umberto Bossi ha siglato un accordo per sostenerne la candidatura alla segreteria federale contestualmente alla sua in qualità di presidente fondatore della Lega Nord. Ma le incognite potrebbero essere dietro l'angolo, del resto è l'ex ministro dell'Interno a ricordare che «tradizionalmente i congressi della Lega sono sempre molto vivaci».
«Sarà il congresso dell'unità. Non ne uscirà male nessuno, non ci saranno colpi di rivoltella», ha detto nei giorni scorsi il Senatur, che poi sul proprio ruolo ha precisato: «Sono un soggetto che non ha bisogno di titoli per poter fare le cose, perché io tante cose le so fare. Ed é difficile impedire a chi sa fare le cose di farle». E alla richiesta di un consiglio a Maroni, nuovo segretario in pectore il Senatur aveva suggerito: «Che vada d'accordo con me». Parole che avrebbero fatto storcere il naso all'ex ministro dell'Interno e che lo avrebbero spinto a precisare che a fare il «segretario dimezzato» lui non ci sta.

Intanto a poche ore dall'apertura del congresso c'è stato il primo incontro tra Umberto Bossi e Roberto Formigoni, dopo l'annuncio del Carroccio (al termine del consiglio federale di lunedì scorso) di voler valutare l'ipotesi di elezioni anticipate per la Regione Lombardia. I due si sono visti a San Gallo (Svizzera) in occasione di un incontro per l'istituzione della macroregione Alpina al quale erano presenti anche i governatori di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia e il vicegovernatore lombardo Andrea Gibelli.

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