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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2012 alle ore 23:26.

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BRUXELLES - Il vertice di oggi e domani doveva in origine occuparsi del futuro istituzionale della zona euro. Le crescenti tensioni di mercato hanno invece riportato drammaticamente sul tappeto il circolo vizioso tra bilanci bancari e bilanci sovrani. L'obiettivo dei governi è di spezzare un legame che negli ultimi giorni ha trascinato anche Cipro, costretta a chiedere aiuto ai suoi partner europei. La questione è come fare, se attraverso la nascita di una unione bancaria o grazie anche a misure d'emergenza.

«Negli ultimi due giorni le teleconferenze si sono susseguite per ovvie ragioni: dobbiamo finalizzare non solo le prospettive di lungo termine, ma anche le prospettive di breve periodo in modo da stabilizzare i mercati», ha spiegato ieri il commissario agli affari economici Olli Rehn durante un convegno a Bruxelles. «Dobbiamo essere pronti a considerare misure più immediate per stabilizzare i mercati finanziari, soprattutti i mercati dei debiti pubblici».

Da giorni ormai l'Italia sta negoziando la possibilità di consentire ai fondi europei Efsf e Esm di intervenire sui mercati finanziari, magari con l'aiuto della Banca centrale europea, acquistando titoli pubblici e raffreddando i rendimenti obbligazionari. Il tema è stato al centro anche di un incontro a quattro tra i ministri delle Finanze di Francia, Germania, Italia e Spagna martedì a Parigi. La possibilità è concessa dai trattati che hanno istituito i due fondi, ma ci sono ostacoli tecnici e politici.

Prima di tutto, l'Italia, come la Spagna, non vuole sottomettersi a condizioni economiche. In secondo luogo, i due fondi europei non hanno sufficiente denaro per influenzare in modo decisivo l'andamento dei rendimenti obbligazionari di un Paese come l'Italia. Una delle possibilità potrebbe essere quindi di dare all'Efsf e all'Esm una licenza bancaria perché possano rifinanziarsi alla Bce. Il nodo è giuridico e politico, soprattutto in Germania che teme di aprire la porta a una monetizzazione surrettizia dei debiti o peggio di firmare un assegno in bianco.

«C'è comprensione per la situazione in cui versano alcuni Paesi - spiegava ieri un alto responsabile comunitario a Bruxelles - ma c'è anche la paura che trovare soluzioni fuori dal quadro attuale rischi di indurre i governi ad abbandonare gli sforzi economici e di creare malumore negli stati membri che sono oggi sotto programma». L'Italia aveva proposto un sistema per cui l'Efsf e l'Esm avrebbero dato garanzie agli acquisti della Bce. Precisa un diplomatico europeo: «Come tale la proposta italiana non è più sul tavolo. Stiamo discutendo altre piste».

Il governo italiano, che sta facendo pressione per una soluzione a breve termine, ha ricevuto ieri l'appoggio del segretario generale dell'Ocse: «Né l'Italia né la Spagna hanno bisogno di un salvataggio sovrano. Perché mai scegliere drammatiche alternative semplicemente quando stiamo sottoutilizzando quelle che già abbiamo?», si è chiesto Angel Gurría riferendosi ai mezzi economici delle varie istituzioni finanziarie europee. Al di là delle urgenze di breve termine, i governi discuteranno tra oggi e domani anche del futuro della zona euro.

Il presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy ha proposto di procedere verso una maggiore integrazione in tre direzioni: l'unione bancaria, l'unione di bilancio e l'unione economica. La prima è quella più realistica nel medio termine, come affermato anche ieri dal primo ministro portoghese Pedro Passos Coelho, attraverso tra le altre cose il trasferimento della sorveglianza bancaria alla Bce. Una decisione in questo senso sarebbe politicamente significativa, ma i tempi per realizzare una vigilanza centralizzata sono lunghi, probabilmente troppo lunghi per i mercati.

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