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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2012 alle ore 12:47.

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Non illudiamoci, la tempesta è appena iniziata. Perché la crisi sarà ancora lunga e comporterà altri pesanti sacrifici alle famiglie e alle imprese. Benché «impressionanti», tutti gli sforzi finora fatti per abbattere deficit e spesa pubblica sono stati infatti quasi soltanto un palliativo. «Non basteranno», è l'ultimo allarme in ordine di tempo arrivato questa mattina dalla Corte dei conti nel giudizio di parificazione del bilancio 2011 dello Stato.

Un giudizio senza fronzoli, duro, secco, circostanziato. E amaro: a questo punto, mette in guardia la magistratura contabile, è indispensabile senza più indugi «eliminare la polvere sotto il tappeto» e fare tabula rasa delle «zone grigie di scarsa trasparenza» che ancora avvolgono i conti pubblici e che potrebbero far emergere improvvisi oneri latenti.

Le sfide che la Corte dei conti rilancia, sono sempre quelle. Combattere l'evasione fiscale che fin qui è stata appena scalfita. Stroncare la mala pianta della corruzione, con i costi impressionanti che scarica sulla macchina pubblica e sull'economia al punto da far lievitare fino al 40% i costi delle grandi opere, allontanando a sua volta le imprese dagli investimenti e negando possibili occasioni di crescita e di rilancio dell'economia. Mettere finalmente un freno ai costi della politica, dagli enti inutili alle società degli locali. E poi: la sanità, la giustizia civile, il grande carrozzone degli appalti pubblici, lo scialo delle consulenze che coontinuano senza freni. Ma non solo, naturalmente.

È un elenco di "cose non fatte" lungo migliaia di pagine quello consegnato ieri dalla Corte dei conti al Parlamento. Con un preciso richiamo al Governo e alla classe politica: il rischio (già realtà) che con i tagli alla spesa l'austerity inneschi un «circolo vizioso» per la crescita. La ripresa e il rilancio dell'economia, insomma, dovranno essere la prima stella polare. Anché perché con i tagli non si può andare avanti a lungo. Anzi: la spesa «é stata ridotta a livelli che non sarà agevole, e in alcuni casi persino non auspicabile, mantenere per lunghi periodi», sottolinea la Corte dei conti. Aggiungendo la calda raccomandazione di distribuire in modo diverso e più equilibrato i tagli. Perché, si afferma apparentemente tra le righe, a pagare non possono essere sempre e soltanto i soliti noti. Ogni riferimento al fisco ingiusto e alla tassazione italiana da record mondiale, non è assolutamente causale.

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